La Chiesa è vicina e solidale
Pubblichiamo il testo dell’Introduzione di Mons. Mario Meini, Vescovo di Fiesole e Vice Presidente della CEI, ai lavori della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolta in videoconferenza il 3 novembre
Questa introduzione è frutto della condivisione di alcune riflessioni della Presidenza.
Dopo la sessione autunnale di settembre, ci ritroviamo oggi straordinariamente in un momento particolare della vita del Paese e dell’intero pianeta. La pandemia sta correndo veloce e con i suoi tentacoli pare stringere in una morsa soffocante, ancora una volta, la nostra quotidianità. Anche le nostre Chiese, inserite nel tessuto sociale dei territori, fanno i conti con questa difficile realtà.
- Il nostro pensiero va in questo momento al Cardinale Presidente, anch’egli ammalato di Covid-19 e ricoverato presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. A tutti noi rivolge il Suo saluto, facendo presente il rammarico per non poter essere presente. “È un momento di dolore per tanti!”, fa sapere il Presidente in un messaggio, aggiungendo: “In questi mesi ho avuto modo di condividere la fatica e la stanchezza di un tempo inedito che sta interessando l’umanità intera. Eppure e nonostante tutto, continua a operare la bellezza del Mistero che si fa dono. Anche quando tutto sembra finito, c’è uno spiraglio di luce che continua a indicare il cammino. C’è una voce che interpella e si propone come via per evitare solitudine e disperazione. Stiamo vivendo un cammino sconosciuto per alcune generazioni: è occasione per sentirci ed essere fratelli e sorelle riconciliati nel Dio della vita”.
- Rivolgiamo gratitudine al Santo Padre Francesco per la nomina di sei nuovi cardinali italiani. Preghiamo per loro e affidiamo al Signore il servizio che svolgeranno per la Chiesa universale. È una scelta che onora le nostre Chiese e che c’impegna a camminare nel solco tracciato dal Vangelo. Il Cardinalato, ricorda il Santo Padre, “è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore”. A Monsignor Marcello Semeraro, a Monsignor Augusto Paolo Lojudice, a Fra Mauro Gambetti, a Monsignor Silvano M. Tomasi, a Fra Raniero Cantalamessa, e a Monsignor Enrico Feroci, l’amicizia e l’affetto dell’Episcopato italiano.
- Nizza, Lione e Vienna: in questi giorni si è tornati a rivivere il dramma della ferocia e della crudeltà di chi cerca di minare alle fondamenta la nostra appartenenza e la nostra fede. Una recrudescenza di brutalità che serpeggia anche all’interno del resto d’Europa e che non possiamo ignorare: né come comunità cattolica, né come cittadini di una democrazia. Esprimiamo dolore e vicinanza alle vittime degli attentati, alle loro famiglie, ai Pastori, ai fedeli, ai popoli francese e austriaco. Condanniamo fermamente la cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società, anche attraverso l’anticristianesimo e l’antisemitismo. Siamo certi che l’odio di pochi non disperderà il tesoro prezioso di collaborazione fraterna, costituito da una grande maggioranza di persone di diverse religioni. Come testimoniato dai tanti fratelli islamici, provati da quanto avvenuto in Francia e in Austria.
- Mai come in questo momento di dolore, paura e preoccupazione che attanagliano in modo allarmante il nostro Paese, sarebbe prezioso e confortante potersi incontrare di persona per ascoltarci e per sostenerci. Lo facciamo diversamente, con questa sessione straordinaria. Ci consola la consapevolezza che, anche se fisicamente distanti, non siamo per questo lontani: ci uniscono quella comunione fraterna e quella corresponsabilità nel servizio in cui, come vescovi, siamo impegnati a crescere ogni giorno. Del resto, stiamo verificando come in tutto il territorio nazionale inizino nuovamente a diradarsi quelle occasioni d’incontro – sul lavoro, a scuola, in parrocchia, nel vicinato… – che, in condizioni normali, scandirebbero le giornate di ciascuno. Anche le attività educative e pastorali nelle nostre comunità, in via precauzionale, stanno prendendo nuove forme: emerge un forte e apprezzabile senso di responsabilità per la salute di tutti. Le relazioni interpersonali e comunitarie sono preziose, ma altrettanto importante, persino vitale, si rivela in questa fase la massima prudenza nei contatti e nelle occasioni pubbliche di riunione. S’inserisce qui una riflessione da condividere insieme. Assecondando un principio, per noi essenziale, di comunione fraterna, il Consiglio Episcopale Permanente del 21-23 settembre 2020 aveva fissato l’Assemblea Generale per questo mese di novembre (da lunedì 16 a giovedì 19). Le domande, che molti uomini e molte donne si stanno ponendo e che ci siamo impegnati ad ascoltare, ci hanno condotto alla necessità di riscoprire un annuncio del Vangelo capace ancora di toccare il quotidiano delle persone. Ma la realtà di questo tempo s’impone con tutta la sua forza e ci troviamo di nuovo a confrontarci con una situazione che sta travolgendo i nostri piani e che c’impone una valutazione ulteriore delle circostanze e del contesto nel suo sviluppo.
- Un recente rapporto della Caritas, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre), rileva gli effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. Si profila una grave recessione economica, terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà. I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione. L’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due si rivolge alla Caritas per la prima volta. Aumenta, in particolare, il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9% dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa. Gli anziani sono costretti ad una solitudine sempre più isolante. Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, nonostante gli strumenti di sostegno ricevuti. A tutto ciò si unisce il tema del lavoro, con la sofferenza sperimentata da tutte quelle categorie che sono costrette a grandi sacrifici, dai tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi, dal mondo dello spettacolo e della cultura… Le nostre Chiese non hanno mai smesso di assicurare la loro prossimità con aiuti specifici. “Tutti abbiamo una responsabilità riguardo a quel ferito che è il popolo stesso e tutti i popoli della terra. Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano” (Fratelli Tutti, n.79). Oggi come mai nel recente passato, siamo chiamati a entrare in contatto con le ferite profonde dell’umanità del nostro tempo. Siamo certi che le parrocchie, le associazioni e i movimenti, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, sapranno farsi carico delle sofferenze con cura, dolcezza e umiltà. La passione e lo zelo di testimoniare il Vangelo non vengono mai meno.
È in questo scenario che, in ascolto dello Spirito, vogliamo confrontarci per comprendere con realismo come servire e guidare oggi le nostre Chiese.
La certezza della presenza del Signore Risorto che cammina con noi ci conforti e ci orienti!