La Chiesa deve molto all'Azione Cattolica
“Penso che la Chiesa italiana debba molto all’Azione cattolica. Il servizio dell’Ac è un servizio davvero importante, lo è stato e lo è. Qualche volta l’Ac può sembrare un donatore che continua a dare al corpo della Chiesa il proprio sforzo, l’impegno, come delle trasfusioni. L’associazione sta svolgendo un ruolo importantissimo per il percorso sinodale”. Così il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, all’incontro delle presidenze diocesane di Ac, in corso a Castel Gandolfo.
“La Chiesa che sogno è una Chiesa ‘comunità’, per forza: la Chiesa è comunità. Non è stare insieme, non è passare del tempo, non è fare volontariato. Non basta questo. La Chiesa deve essere comunità e comunione. Dobbiamo essere fratelli e sorelle, volerci bene davvero. Poi dobbiamo molto migliorare nel nostro linguaggio. Se non curiamo il linguaggio possiamo dire cose bellissime, ma nessuno ci ascolterà”.
“La Giornata mondiale della gioventù è stata una botta per tutti i catastrofismi a cui con eccesso di preoccupazione ci siamo lasciati andare negli ultimi anni. Un anno e mezzo fa nessuno ci avrebbe scommesso. A Lisbona quella dei giovani è stata una bellissima presenza. Hanno chiesto alla Chiesa di non essere un enigma, che non tratti i giovani come enigmi ma che abbia una proposta diretta, empatica, come quella di Papa Francesco. Il Papa ha detto pochissime cose, ma dirette. Ha insistito sul ‘tutti’, sulla consapevolezza che il Signore vuole bene a ogni giovane così com’è”, ha evidenziato il porporato. I giovani a Lisbona, ha aggiunto Zuppi, “hanno detto che loro ci sono, sono vivi e presenti, che vogliono sentirsi a casa nella Chiesa. Non sono ragazzi nati in ‘laboratorio’, strani, ma normalissimi ragazzi e ragazze, non diversi da quelli che vivono fuori, da quelli che sono stati coinvolti in episodi di violenza in questi giorni. Vivono le stesse debolezze, ma i giovani della Gmg hanno trovato qualcuno che dà un senso diverso alla loro vita, che gli ricorda di essere nati per qualcosa di altro”.
“L’Europa è un grande dono, frutto di tante sofferenze, frutto di tanti sogni che hanno coinvolto anche i cristiani. Con l’Europa ci siamo liberati da antagonismi, che hanno segnato per secoli i nostri Paesi, e non possiamo dissiparla, darla per scontata. Se non cresce rischiamo, se non c’è un impulso perché ci siano le risposte adeguate, sarà un condominio che rimette in discussione qualcosa di costitutivo e fondativo”. Il presidente della Cei ha poi osservato: “In questo senso credo che del codice di Camaldoli ci colpisce il coraggio e il lavoro di preparazione. Prima accennavamo al problema dell’impegno politico. Quando nella ‘Fratelli tutti’ il Papa parla di impegno politico dice che dobbiamo dare risposte, per la persona, con amore. La Chiesa per l’Europa e per il mondo deve dare risposte”.
Foto Siciliani.. Agensir