Il pianeta e le scelte radicali
Nuovi stili di vita nel messaggio per la 15ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato del 1° settembre
“Gli stili di vita ci portano a riflettere sulle nostre relazioni, consapevoli che la famiglia umana si costruisce nella diversità delle differenze. Proponiamo alcune opposizioni su cui riflettere nelle nostre comunità come invito urgente a nuove relazioni: accettare/omologare; accogliere/escludere; dominare/servire”. Lo scrivono la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei per la 15ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, che ricorre il 1° settembre, dal titolo “Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà (Tt 2,12). Per nuovi stili di vita”. Ricordando le conclusioni del convegno ecumenico “Il tuo cuore custodisca i miei precetti” (Milano, 19-21 novembre 2018), le due commissioni ribadiscono la necessità di mettere in pratica le indicazioni per le comunità: “Comunicare la bellezza del creato; denunciare le contraddizioni al disegno di Dio sulla creazione; educare al discernimento, imparando a leggere i segni che il creato ci fa conoscere; dare una svolta ai nostri atteggiamenti e abitudini non conformi all’ecosistema; scegliere di costruire insieme una casa comune, frutto di un cuore riconciliato”. E, ancora, la richiesta di “mettere in rete le scelte locali, cioè far conoscere le buone pratiche di proposte eco-sostenibili e promuovere progetti sul territorio”. Particolare attenzione viene data alla necessità di “promuovere liturgie ecumeniche sulla cura del creato in particolare per il ‘Tempo del Creato’ (1° settembre-4 ottobre)”, di “elaborare una strategia educativa integrale, che abbia anche dei risvolti politici e sociali; operare in sinergia con tutti coloro che nella società civile si impegnano nello stesso spirito”. E, infine, l’auspicio che “le Chiese cristiane sappiano promuovere scelte radicali per la salvaguardia del creato”.
Il rapporto con l’ambiente. “Cominciamo col guardare al nostro rapporto con l’ambiente; ‘tutto è connesso’ e la pandemia è anche il segnale di un ‘mondo malato’, come segnalava Francesco il 27 marzo”. “La scienza, provata nella sua pretesa di controllare tutto, sta ancora esplorando i meccanismi specifici che hanno portato all’emergere della pandemia – aggiungono i Vescovi –. Essa appare, oltre che per ragioni sanitarie non ancora spiegate, anche come la conseguenza di un rapporto insostenibile con la Terra”. L’attenzione delle due commissioni è per “l’inquinamento diffuso, le perturbazioni di tanti ecosistemi e gli inediti rapporti tra specie”, che “possono aver favorito il sorgere della pandemia o ne hanno acutizzato le conseguenze”. “Questa emergenza ci rimanda, insomma, anche all’altra grande crisi: quella ambientale, che pure va affrontata con lungimiranza”. Riferendosi alla “profondità” e all’“ampiezza” degli effetti del mutamento climatico, i Vescovi osservano che “se ‘nulla resterà come prima’, anche in quest’ambito dobbiamo essere pronti a cambiamenti in profondità, per essere fedeli alla nostra vocazione di ‘custodi del creato’”. “Purtroppo troppo spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti”. Parole che richiamano l’“eccesso antropologico” di cui si parla nella Laudato si’. I presuli chiedono di “assumere uno sguardo contemplativo, che crea una coscienza attenta, e non superficiale, della complessità in cui siamo e ci rende capaci di penetrare la realtà nella sua profondità”. “Da esso nasce una nuova consapevolezza di noi stessi, del mondo e della vita sociale e, di conseguenza, si impone la necessità di stili di vita rinnovati, sia quanto alle relazioni tra noi, che nel nostro rapporto con l’ambiente”. Infine, l’invito rileggere la Laudato si’ nelle diocesi, nelle parrocchie, in tutte le associazioni e movimenti “in maniera metodica e capillare, con l’aiuto di varie competenze”.