Il dovere del cristiano è amare
Salvini affida il buon esito delle europee del 26 maggio alla Madonna, ai santi e al rosario; ma il card. Parolin, con riflessioni più ampie di quella riassunte nella parole a commento lde gesti del leader leghista, e del vescovo Tremolada alla Festa dei popoli, indicano prospettive diverse e ben più ampie e impegnative per chi vuole dirsi cristiano
"Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso". Le parole con cui, a margine della Festa dei popoli della diocesi di Roma celebrata in San Giovanni in Laterano, il car. Pietro Parolin, segretario di stato Vaticano, ha commentato l’affidamento fatto il giorno prima da Salvini in piazza Duomo a Milano alla Madonna, al rosario e a una serie di altri santi per il buon esito della compagine sovranista alle elezioni europee del 26 maggio prossimo, hanno trovato vasta eco sui media nazionali.
Le parole del Segretario di stato Vaticano riprese dalle telecamere di Rainews, però, hanno ben altro senso se collegate all’omelia che il Cardinale aveva pronunciato poco prima, in cui, partendo dal Vangelo del giorno aveva ricordato come Gesù, dando agli uomini il comandamento di amarsi a vicenda come li ha amati lui, abbia indicato quello che deve essere “il tratto distintivo di ogni cristiano”.
“Noi amiamo perché siamo stati prima amati da qualcuno – sono state le parole del card. Parolin - e questo porta ad accogliere e creare un mondo nuovo soltanto con l’amore libero e incondizionato di Cristo”. Costruire il Regno di Dio, dialogare, vivere insieme e vivere da fratelli, fondando i rapporti sull’amore vicendevole consente, per il Segretario di Stato Vaticano di comprendere che le differenze tra le varie comunità ed etnie sono una vera ricchezza”. Al contrario, chiudersi in se stessi “o anche solamente ignorare l’altro significa non amare e la mancanza di amore è il primo passo per uccidere l’altro nel nostro cuore, estrometterlo ed emarginarlo”.
Accenti più o meno analoghi sono quelli che anche mons. Pierantonio Tremolada ha usato nell’omelia della Messa per la Festa dei Popoli che ha presieduto ieri nella parrocchia di Sant’Angela Merici in città. “I cristiani sono quelli che si amano tra loro –ha sottolineato il Vescovo – non solo in famiglia o tra colleghi di lavoro; ci si può amare anche tra etnie diverse, tra culture diverse; anzi non ci si può amare, ci si deve amare; se siamo cristiani va fatto, va considerato un obiettivo cui tendere perché da questo si saprà che siamo cristiani”