I giovani vogliono una Chiesa ospitale
Sono state lette ieri, in Aula, le relazioni dei 14 Circoli minori sulla terza parte dell'Instrumentum laboris. A conclusione della terza settimana del Sinodo dei vescovi sui giovani, in corso in Vaticano fino al 28 ottobre, diamo voce ai tre Circoli di lingua italiana
Con i giovani, bisogna essere “umili e coraggiosi”. Altrimenti, il Sinodo che la Chiesa universale, per volere di Papa Francesco, ha scelto di dedicare loro rischia di tradursi in “un lungo elenco senza priorità”. È quanto emerge da uno dei tre Circoli minori di lingua italiana, le cui sintesi – insieme a quelli degli altri 11 Circoli minori di lingua inglese, francese, spagnola, tedesca e portoghese – è stata letta oggi in Aula, al termine della terza settimana del Sinodo dei vescovi sui giovani, dedicata all’esame della terza parte dell’Instrumentum laboris. Martedì prossimo, 23 ottobre – ha reso noto il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, durante la conferenza stampa odierna in sala stampa vaticana – verrà presentato dall’apposita Commissione incaricata di redigerlo il Documento finale del Sinodo, che sarà discusso nella Congregazione generale. I 267 padri sinodali potranno proporre per iscritto richieste, integrazioni e modifiche, da inserire nel testo in vista della stesura definitiva che verrà votata numero per numero, con la maggioranza di due terzi, prima di essere consegnata nelle mani del Santo Padre al termine del Sinodo, insieme ad una breve “lettera ai giovani” a cui sta lavorando un’altra Commissione eletta dai partecipanti.
“Una più vitale e profonda alleanza tra la Chiesa e le nuove generazioni”.
Ad auspicarla è stato mons. Vincenzo Paglia, relatore del Circolo minore moderato dal card. Angelo De Donatis. L’obiettivo verso cui tendere è quello di una Chiesa
“realmente ospitale e formativa, non semplicemente preoccupata della propria struttura istituzionale o della propria utilità funzionale nei confronti della trasmissione della fede”.
“Ogni Chiesa locale è chiamata a trovare la propria narrazione della presenza e dell’azione del Signore, mediante lo Spirito, nel contesto della propria storia e della propria cultura”, la raccomandazione a proposito del “discernimento” e all’insegna del “primato dell’ascolto”. Secondo requisito di una Chiesa all’altezza della sfida posta dalle nuove generazioni: l’amore per i poveri.
“È nella prossimità ai poveri – si legge nella relazione – che i giovani cattolici possono creare un’alleanza con gli altri giovani cristiani, con quelli appartenenti alle altre religioni e anche con chi non crede”.
“È un grande compito per questa nuova generazione: solo partendo dai più poveri si può sognare e realizzare un mondo giusto”.
In terzo luogo, occorre “elaborare una proposta organica” sul piano della formazione, “per accompagnare le persone in questo percorso di discernimento, nella diversità delle situazioni storiche e culturali locali”.
Sul compito “prioritario” di trasmettere ai giovani il dono della fede si è soffermato anche il Circolo minore moderato dal card. Fernando Filoni. Tra le sfide più rilevanti elencate dal moderatore, mons. Bruno Forte,
“le situazioni di emarginazione, che riguardano in particolare le donne, spesso ancora vittime di un maschilismo duro a morire”,
ma anche “le persone affette da dipendenze o segnate da sofferenze fisiche o spirituali, davanti alle quali i giovani spesso restano muti e sconcertati, quasi incapaci di reagire attivamente”. “Speciale attenzione e accompagnamento” richiedono, inoltre “le persone con orientamento omosessuale”. Quanto al futuro, “la sfida del lavoro è dominante” e, in alcuni contesti, “particolarmente drammatica”. Sul piano pastorale, la parrocchia “resta un punto di riferimento importante” per i giovani, che però hanno sempre più bisogno di “strutture in cui possano sentirsi a casa”.
“Un anno di noviziato sociale ed ecclesiale”, stile servizio civile, che educhi i giovani “alla corresponsabilità e alla collaborazione”.
È la proposta del Circolo minore moderato dal card. Gianfranco Ravasi. Il relatore, mons. Pietro Maria Fragnelli, ha delineato l’identikit di una Chiesa “come ospedale da campo e palestra che offre supporti” – dal web allo sport, dall’arte al lavoro, senza dimenticare i sentimenti e le emozioni – e “recuperi”, come nel caso delle dipendenze dalla droga, dall’alcol, dal digitale, dal gioco, dalle varie forme di depressione. Tra le proposte indirizzate ai giovani migranti: “Promuovere l’aiuto in patria attraverso le Chiese particolari, distinguendolo dall’aiuto a chi esce o vuole uscire affrontando ogni tipo di rischio”. “Contrastare ogni discriminazione per il colore della pelle o per la religione, per l’identità di uomo e di donna, per le scelte associative e le possibilità economiche e culturali”, l’imperativo per seguire “la stella dell’amore”, attraverso una “formazione pastorale chiara ed esigente di adolescenti, fidanzati e giovani coppie”.