Governare per il bene comune
Questo l'invito che il card. Bassetti, presidente dei Vescovi italiani, ha lanciato al mondo della politica al termine del Consiglio permanente della Cei tenuto a Rome nei giorni scorsi. La Chiesa italiana preoccupata per la paura di futuro che caratterizza ampie fasce della popolazione nazionale
“Il 4 marzo gli italiani hanno votato. I partiti oggi hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di governare e orientare la società. Per questo il Parlamento deve esprimere una maggioranza che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche, ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in difficoltà”.
Nella parte finale delle conclusioni del Consiglio permanente dei vescovi italiani tenuto dal 19 al 21 marzo, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha lanciato un messaggio chiaro alle forze politiche, che in queste ore si apprestano a dare avvio alla 18esima Legislatura. “Si governi, fino a dove si può, con la pazienza ostinata e sagace del contadino, nell’interesse del bene comune e dei territori”, l’auspicio sulla scorta delle parole pronunciate da Alcide De Gasperi un anno prima di morire, chiudendo la campagna elettorale, il 5 giugno 1953 a Roma.
“C’è una società da pacificare. C’è una speranza da ricostruire. C’è un Paese da ricucire”, ha ribadito il cardinale utilizzando i verbi della sua prima prolusione da presidente della Cei: “Chi è disponibile a misurarsi su questi orizzonti ci troverà a camminare al suo fianco”.
Non si è sottratto ai temi politici neanche mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che durante la conferenza stampa di chiusura del Cep, subito dopo le parole di Bassetti, ha affermato: “Credo che non ci sia nessuno in Italia che non sia preoccupato. Non perché abbia vinto il Movimento 5 Stelle o la Lega: siamo preoccupati tutti, perché tutti vogliamo che si trovino soluzioni che vadano veramente a favore del disagio grosso che ha espresso questo voto. È importante che chi governa, a qualunque formazione appartenga, abbia il cuore e la testa rivolti ai bisogni di coloro che hanno dato loro il consenso”.
La primavera che stenta ad arrivare, cedendo il passo ad una coda d’inverno. È questo lo scenario, non solo meteorologico, del discorso pronunciato da Bassetti al termine del Cep, il primo senza una prolusione per sua espressa volontà.
La paura del futuro, quella legata al tasso di disoccupazione dei giovani e all’impoverimenrto delle famiglie. La paura del diverso, che troppo spesso trova negli immigrati un capro espiatorio. Sono tutte sindromi di quella “notte invernale” che impedisce lo sbocciare della primavera e che in politica assume la forma di una “disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale”. Il disagio, alla lunga, diventa “risentimento, litigiosità, rabbia sociale”, senza contare il vento gelido della “violenza intollerabile che si scatena sistematicamente sulle donne, vento di ignoranza, immaturità e presunzione di possesso”. “Per ripartire dobbiamo ritrovare una visione ampia, grande, condivisa; un progetto-Paese che, dalla risposta al bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di una cultura solidale”.
È la ricetta della Cei per uscire dalla “notte invernale” che caratterizza oggi la politica. Non ci sono facili soluzioni, tantomeno scorciatoie all’insegna di false promesse o di accordi di piccolo cabotaggio.
Alla vigilia dell’avvio ufficiale della nuova legislatura, i vescovi rilanciano con forza l’invito al dialogo sociale. “Su questo fronte come Chiesa ci siamo”, assicura Bassetti: “Ci impegniamo ad ascoltare questa stagione, a ragionare insieme e in maniera organizzata sul cambiamento d’epoca in atto e a portare avanti con concretezza un lavoro educativo e formativo appassionato”. “Non partiamo da zero”, la Magna Charta sono i valori sanciti dalla nostra Costituzione in nome dei quali “alte cariche dello Stato, come umili servitori, hanno saputo dare la vita”, dice il cardinale citando gli anniversari dell’uccisione di Marco Biagi, del rapimento di Aldo Moro e del barbaro omicidio dei cinque uomini della scorta. Lavoro, famiglia, giustizia, solidarietà, rispetto, educazione, merito, i valori fondanti della nostra “bella” Costituzione, insieme al “valore essenziale della pace, senza la quale tutto è perduto: in casa nostra come in Europa”.
Una lettera alle comunità “per una riflessione sul tema dell’immigrazione che aiuti a passare dalla paura all’incontro, dall’incontro alla relazione, dalla relazione all’integrazione”.
È uno dei temi su cui si sono confrontati i vescovi e che ora deve essere approvata dal Cep, prima della pubblicazione. Tra gli impegni, ha riferito Galantino, “investire molto di più” sul tema della formazione, anche riguardo all’impegno politico. Ad una domanda sull’esito di questa tornata elettorale, che ha visto vincere formazioni politiche di stampo populistico e di opzione opposta alla cultura dell’accoglienza verso gli immigrati, Galantino ha risposto assicurando che la Chiesa, con il Papa, è in prima linea – “lo è stato, lo è e lo sarà” – sul fronte dell’accoglienza, che non è un programma politico ma un imperativo evangelico.