Diciotti: anche Brescia accoglie
Il vescovo Tremolada ha confermato alla Conferenza episcopale italiana la disponibilità per cinque/sei profughi sbarcati nei giorni scorsi nel porto di Catania, dopo un estenuante braccio di ferro
Con la polemica politica che non accenna a diminuire di intensità, va facendosi invece più chiara la situazione dei profughi sbarcati nelle scorse ore dalla nave Diciotti nel porto di Catania. Come noto la Conferenza episcopale italiana si è assunta l’impegno di accogliere cento di questi profughi. Altri quaranta partiranno nelle prossime ore alla volta di Albania e Irlanda, gli unici Paesi resisi disponibili alla collaborazione con l’Italia nella gestione della vicenda.
Le ragioni della scelta della Cei sono state illustrate nei giorni scorsi da don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Conferenza episcopale. “Abbiamo deciso di entrare in una situazione di stallo che era ormai diventata insostenibile per tutti. –ha affermato in un’intervista rilasciata al tg di Tv2000 - Vedere queste persone su una nave italiana attraccata sulle nostre coste e impossibilitate a scendere era una situazione intollerabile anche dal punto di vista umanitario”.
La Chiesa italiana, che in tutte le sue articolazioni, sta già dando accoglienza ad oltre 25mila persone, è intervenuta per sbloccare una situazione che, a fronte del no dell’Europa, stava diventando ingestibile, facendo ricadere il peso più evidente sulle spalle dei profughi trattenuti a bordo della nave Diciotti. “Stiamo parlando – ha continuato ancora don Maffeis - di una soluzione che è legata all’emergenza, una soluzione che di fronte al no dell’Europa e al braccio di ferro che ha tenuto il ministro su questa questione è stata l’unica che siamo riusciti a individuare. Ma la vera partita da giocare è quella culturale e politica. Perché non possiamo semplicemente affrontare il tema dei migranti e questo esodo di popoli con delle soluzioni emergenziali che non devono essere sopravvalutate”.
“Questa risposta concreta- ha aggiunto don Maffeis- ravvia la speranza e la possibilità che di fronte all’altro non ci si possa semplicemente chiudere alzando muri o barriere ma come ripete spesso il Papa occorre veramente aprire la porta del cuore e di un’accoglienza reale costruendo un ponte verso l’altro e accettando che l’altro porti la propria esperienza, ricchezza e cultura. La vita vive anche di segni che ci ricordano chi siamo”.
Nell’ accoglienza di questi migranti, ha concluso don Maffeis, “si sono affacciate tante diocesi che hanno offerto accoglienza e disponibilità”. Disponibilità che giunta anche da Brescia. Dopo i contatti avuti nelle scorse ore con la Cei, il vescovo Pierantonio Tremolada ha incaricato la Caritas diocesana, il braccio operativo della diocesi sul fronte dell’accoglienza dei migranti, di seguire la questione in vista dell’arrivo di cinque/sei profughi sbarcati dalla Diciotti.
A fronte della disponibilità data dalla Chiesa italiana nel trovare soluzione a una questione che andava facendosi sempre più pesante, la Cei, attraverso il direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, ha mandato, però, anche un severo avviso al mondo della politica.
“Sappiamo – ha concluso don Maffeis - che non si può far politica sulla pelle dei poveri, quindi il rischio di strumentalizzare i poveri, anche dove giustamente si chiede una risposta corale e condivisa, rimane veramente alto”.