Ad Assisi uniti contro chi vuole dividere
Cresce l'attesa per la giornata di preghiera interreligiosa per la pace che domani vedrà la presenza ad Assisi di papa Francesco, L'incontro chiude una tre giorni di riflessione che la Comunità di Sant'Egidio, a partire dal 1986, anno in cui Giovanni Paolo II indisse proprio nella città del Poverello la prima preghiera, organizza in giro per il mondo
“Dinanzi alla forza prepotente delle armi, la forza debole della preghiera”. Con questo “spirito”, Assisi ha accolto l’incontro internazionale “Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo” a 30 anni dallo storico incontro di preghiera per la pace convocato da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. L’incontro si è aperto alla presenza del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e si concluderà martedì con Papa Francesco. Sono ad oggi 511 i leader delle religioni mondiali che hanno accolto l’invito e 12mila i pellegrini che raggiungeranno la città del poverello per seguire l’incontro e la preghiera per la pace. Assisi diventa ancora una volta la capitale dello Spirito e la casa di vescovi cattolici e anglicani, rabbini e buddisti, imam e muftì. Tra i presenti anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, il pastore Olav Tveit del Consiglio mondiale delle Chiese e il Patriarca siro-ortodosso Efrem II che giunge dalla martoriata terra siriana. Con loro anche i ministri Andrea Orlando sulla situazione delle carceri, Stefania Giannini su scuola e pace, Gianluca Galletti sulla salvaguardia dell’ambiente. A promuovere l’evento – quest’anno in sinergia – sono la Comunità di Sant’Egidio, la Diocesi di Assisi e il Sacro Convento. È proprio il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, a spiegare il senso delle giornate in corso.
Quali sono le aspettative di questo incontro
che cade a 30 anni dalla storica intuizione di Giovanni Paolo II?
L’iniziativa
“Sete di pace” della Comunità di sant’Egidio, famiglia francescana e diocesi di
Assisi, ha il senso di riunire il mondo delle religioni per pregare e parlare
di pace. Ce n’è tanto bisogno oggi nell’epoca della violenza diffusa, delle
tante guerre combattute e soprattutto nell’epoca del terrorismo. Vogliamo uscire da Assisi con una decisione ancora
più unitaria e più forte: combattere ogni violenza con la cultura e costruire
una società nuova dove si possa vivere insieme tra diversi. Perché
l’ideologia del terrorismo è proprio quella di interrompere le relazioni e far
crollare le società che vogliono vivere in pace. Vogliamo uscire da Assisi
dando voce alla voce dei poveri e dei sofferenti della guerra. Noi siamo lì per
dare voce a tutti quelli che non ce l’hanno.
La Comunità di Sant’Egidio ha riproposto ogni
anno l’appuntamento di dialogo e di preghiera. Quanto questi incontri hanno
cambiato le relazioni tra comunità credenti? Si può dire che, se non ci fossero
stati, i conflitti in nome della religione sarebbero molti di più e più forti?
In questi 30 anni, il mondo
è cambiato molto e in meglio.Quando si è
iniziato il cammino nel 1986 c’era la guerra fredda e il mondo era diviso in
due. In Europa c’era il muro di Berlino e milioni di europei vivevano fuori
dalla democrazia e dalla libertà. La situazione da questo punto di vista è
fortemente migliorata, quindi questo cammino ha avuto un grande valore. E lo ha
avuto anche in tanti altri scenari. Penso per esempio a quelli africani, dal
Mozambico alla Costa d’Avorio, dal Centrafrica alla Guinea Conakry per poi
passare alla America Latina con la Colombia e il Guatemala in cui l’opera di
pace costruita quotidianamente alla base, anche su fondamenti religiosi, ha
avuto un grande successo.
Per 30 anni, ogni anno la comunità di
Sant’Egidio ha portato lo spirito di Assisi in città diverse d’Europa. Ma nel
mondo le tensioni aumentano e molti oggi si chiedono a cosa serve il dialogo.
Lei come risponde?
No, non sono
d’accordo. Il mondo è cambiato ed è cambiato in meglio e ci sono popoli che
oggi possono testimoniare questo miglioramento. Naturalmente oggi ci sono nuove
sfide: più che dire che il mondo è
peggiorato, bisognerebbe dire che il mondo affronta nuove sfide.
Siamo
entrati nel tempo della globalizzazione. La grande sfida che viviamo oggi è che
da una parte c’è la globalizzazione che ci spinge a vivere insieme e dall’altra
il terrorismo che ci vuole dividere. Saremo allora ad Assisi per dire che noi
cerchiamo l’unità contro chi ci vuole dividere.
La presenza di Papa Francesco è la “novità” di questa edizione 2016.
Quale contributo ha portato al dialogo con le altre religioni e quindi
alla pace?
Dopo 30 anni, avere nello spirito di Assisi un Papa che si chiama Francesco è
qualcosa che solo qualche anno fa era inimmaginabile. Francesco ad Assisi è a
casa sua. Ha fatto del dialogo tra le religioni uno dei punti forti non solo
del suo Pontificato ma anche del suo episcopato a Buenos Aires. Il Papa ad Assisi si troverà a casa e ci donerà
quello slancio in più, di cui tutti oggi abbiamo bisogno.