Buon sangue non mente mai
Buon sangue non mente. E così, mentre papà Omar arrivava alla sua centesima donazione, la figlia Silvia, nella poltrona vicina, al Centro di Raccolta di Brescia, tendeva il braccio per la prima volta, entrando ufficialmente a far parte della famiglia Avis. Sì, perché ci sono gesti che sono solo una questione di famiglia, quella di origine e quella di cui decidi di far parte per fare del bene a chi ne ha bisogno. È stato in questo modo che la donazione dei Savoldi si è trasformata in una festa (anche del papà), oltre che in un messaggio di speranza, racchiusa nell’istinto innato di darsi al prossimo gratuitamente. Stesso braccio teso, stesso sorriso soddisfatto che certamente scalderà anche il cuore dello sconosciuto che con quella donazione riceverà anche una nuova prospettiva di vita.
La donazione numero 100 per Omar Savoldi, 53 anni, colonna della Sezione di Poncarale-Flero e del volontariato della zona, è solo una tappa nel percorso generoso iniziato nel 1990, "per far qualcosa di utile per gli altri". Un’avventura in cui, allora ventenne, aveva coinvolto il gruppo degli amici di sempre, tra la curiosità di capire che cosa esattamente facesse l’Avis e l’impazienza di “scoprire cosa volesse dire donare il proprio sangue per qualcuno che ne aveva bisogno, anche senza conoscere la persona che lo riceveva”. E come spesso accade, la prima donazione preleva sangue e inietta altruismo, che cresce in dosi massicce ad ogni altro appuntamento al Centro Prelievi.
Per Omar non c’è stata eccezione. “Ogni volta che faccio una donazione – racconta il plurimedagliato Avis, Omar, di professione elettricista – attendo con entusiasmo il prossimo appuntamento. Mi sento bene, mi fa bene, e credo che in tutti questi anni anche la mia famiglia lo abbia notato, mia moglie Mariateresa, mio figlio Stefano e di certo mia figlia, Silvia”.
Silvia, che a settembre scorso, appena raggiunta la maggiore età, sulla scorta dell’esempio di granitica generosità del papà, gli ha chiesto come poter avviare le procedure per diventare donatrice. Ottenuta l’idoneità, ha atteso con ansia il giorno della sua prima donazione. “L’azione di mio papà, donare sangue, – spiega Silvia – ha reso naturale questa scelta di volontariato, era ovvio farla. Anche mio cugino Matteo, un po’ più grande di me, è donatore ed è stato un motivo in più”. L’incontro a scuola con i formatori del progetto “Piacere Avis” ha avuto, comunque, il suo peso e una volta di più Silvia si è convinta che la sua vocazione di donatrice dovesse essere messa a frutto, anche attraverso la consapevolezza acquisita attraverso i suoi studi dell’indirizzo Biomedico del Liceo Copernico, dove frequenta l’ultimo anno. E con lo stesso entusiasmo di papà, ha convinto anche un’amica a diventare donatrice. Un orgoglio per Omar. “Vorrei spronare i miei coetanei e i giovani anche di qualche anno in più di me a fare un passo in più e far parte di Avis” conclude Silvia.