Riflettere "A Piedi"
Un viaggio di 135 chilometri grazie al quale 10 ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia potranno riflettere e rivedere il proprio cammino
10 giovani, 135 km e 38 ore di cammino lungo le sponde del Garda. Un viaggio per riflettere e rinascere. Questi gli ingredienti del progetto “A Piedi”, nato con l’obiettivo di aiutare i minori che hanno avuto problemi con la giustizia. Realizzato dalla cooperativa sociale Area in collaborazione con il Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica, “A Piedi” è un progetto educativo e terapeutico che fa del camminare e del gruppo uno strumento di riabilitazione e integrazione sociale. “Sono stati selezionati dall’Ufficio di Servizio Sociale del Tribunale minorile una decina ragazzi a cavallo della maggiore età, che hanno compiuto dei reati e ora sono in messa alla prova - racconta il presidente della cooperativa valsabbina Nicola Maccioni - questa sarà un’occasione per riflettere sui loro vissuti e sulla loro traiettoria esistenziale”.
L’istituto della messa alla prova consiste un progetto di riparazione attraverso cui i ragazzi hanno la possibilità di rivedere il proprio percorso. I volontari di questo progetto vengono dalla provincia di Brescia e di Mantova, sono di nazionalità sia italiana che straniera e hanno commesso reati legati allo spaccio, furti o rapine.
La partenza è prevista il 2 luglio da Manerba e il gruppo nella settimana successiva costeggerà il Garda, alternando momenti di riflessione e svago. Tra gli enti e le aziende che ospiteranno il gruppo c’è anche la parrocchia di Tremosine, paese di arrivo del terzo giorno di viaggio.
L’esperienza di questi ragazzi, secondo Luca Bonini, psicoterapeuta e Direttore dei consultori famigliari di Area potrà essere elaborata all’interno del camminare: “Una dimensione che mette a contatto con il proprio mondo esistenziale, che permette di esplorare il limite e il senso del gruppo”.
Finanziato da Fondazione Comunità bresciana, “A Piedi” vede la collaborazione della Cattolica, con lo scopo di avere anche una prospettiva scientifica, che possa monitorare e valutare i frutti del progetto. “Da un punto di vista di ricerca, scopriremo se l’esperienza muoverà qualcosa e avrà dei risultati positivi e quanto questo modello di intervento non punitivo possa davvero costituire un’offerta interessante tra le attività di prova” conclude Giancarlo Tamanza, direttore del laboratorio di Psicologia dell’ateneo bresciano.
A seguire la comitiva anche quattro alunni della Scuola Civica di Milano che produrranno un documentario. La narrazione avverrà su due livelli, oltre alle telecamere della troupe, ogni ragazzo avrà a disposizione una action-cam per documentare il viaggio attraverso un video-diario dalla propria prospettiva.