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Idro
di ALBERTO ZAINA 11 lug 2024 09:38

Presidio strategico della fede

Riparte l’iniziativa promossa dal nostro settimanale in collaborazione con la Fondazione Provincia Brescia Eventi e con l’associazione culturale Vincenzo Gioberti. La terza tappa del Tour delle Pievi arriva alla Pieve di Santa Maria ad Undas (Idro). Domenica 28 maggio la Pieve di Santa Maria in Silvis a Pisogne ha ospitato la prima uscita, la seconda, invece, è andata in scena nella frazione di Comella (Seniga) alla Pieve di Santa Maria Annunciata. Domenica 28 luglio Idro accoglie i visitatori alla Pieve di Santa Maria ad Undas, mentre sabato 24 agosto l’appuntamento è serale (alle ore 19) a Tremosine alla Pieve di San Giovanni Battista. A settembre, domenica 15, tocca alla Pieve di Santa Maria Vecchia a Gussago, prima di concludere, domenica 20 ottobre, alla Pieve di Pontenove a Bedizzole. Il programma prevede il ritrovo in loco alle 10.15 per la presentazione storico-artistica seguita dall’elevazione musicale con il gruppo vocale Mites Cantores di Sabbio Chiese. I Mites Cantores, già apprezzati nell’uscita a Pisogne, proporranno un repertorio diverso. Il 15 settembre a Gussago tocca all’Ensemble vocale femminile “Sifnos” di Botticino e il 20 ottobre a Bedizzole agli Ottoni della Rovereto Wind Orchestra. La partecipazione è gratuita. Si può prenotare il pranzo al costo di 20 euro. Informazioni e iscrizioni entro il 22 luglio al numero 030578541 o via email (amministrazione@lavocedelpopolo.it).

Nella numerosa famiglia delle Pievi bresciane la Pieve di Idro non è tra le più ricche di opere d’arte, ma manifesta i medesimi caratteri di altri insediamenti che testimoniano la penetrazione del cristianesimo nei punti “strategici” del territorio fin dai primi secoli dopo Cristo. Posta nel lembo meridionale del Lago d’Idro è posta all’incrocio delle vie di comunicazione che dal territorio bresciano si dirigono dalla Valtrompia e dalla Media Valsabbia verso il Trentino, intitolata, come varie altre pievi bresciane, a Santa Maria Annunciata, viene indicata come “Ad Undas”, cioè lambita ad est dalle acque del lago, come testimonia un quadretto ex-voto del Settecento; ora c’è un bel prato verdeggiante. Era una posizione strategica per il dominio romano che nelle valli che conducevano ai passi alpini si affermò solo pochi anni prima di Cristo.

Anche ad Idro troviamo tracce della romanizzazione, testimoniate da vari reperti marmorei spesso riusati per la costruzione della primitiva chiesa: una stele funeraria con raffigurate le teste di due coniugi inseriti in muro laterale, e un’altra con una iscrizione funeraria di una importante famiglia romana della “gens” Claudia che fa da base all’acquasantiera presso l’ingresso della chiesa, che probabilmente era il fonte battesimale; le Pievi, infatti erano le chiese “battesimali” dove convergevano i fedeli del territorio che per la pieve di Idro si estendeva fa sud fino a Vestone, e a nord sulla costa del lago fino ad Anfo mentre dall’altra parte del lago arrivava “in quota” fino a Treviso Bresciano. Della primitiva costruzione, che risale probabilmente all’ultimo periodo del dominio longobardo (ottavo secolo) non si hanno sufficienti indagini archeologiche; l’aspetto architettonico attuale è sostanzialmente quello del XV secolo con un esterno molto semplice, con una facciata “a capanna” e murature piuttosto “rustiche” fatte di grosse pietre fluviali, con una pianta rettangolare un po’ irregolare che termina con un’abside semicircolare di tradizione “romanica” .

L’esterno presenta una facciata assai semplice e il campanile esterno addossato all’esterno. L’interno è ad aula unica con quattro arconi tardogotici che sorreggono il tetto in legno a due spioventi.

Nonostante il tempo passato, l’interno conserva alcune interessanti opere pittoriche, soprattutto ad affresco, che sono state in gran parte riportate alla luce abbastanza recentemente, quando, dopo che il Concilio di Trento (1565) decretò la fine dell’Istituto della “Pieve”, la chiesa fu adibita a parrocchiale di Idro, fino al Settecento, quando fu abbandonata e solo da pochi decenni “recuperata” e restaurata; sono presenti soprattutto nella zona absidale, in cui “catino presenta vistose tracce di un grande affresco con al centro il Pantocratore attorniata dai quattro evangelisti secondo l’iconografia del “tetramorfo” in veste di animali e da altre figure (apostoli?) una raffigurazione che risale al 1200 circa e che troviamo in altre Pievi come a Carpenedolo. Al centro dell’abside si trova una singolare “pala” dell’altar maggiore in muratura, con una serie di figure affrescate, con al centro la Vergine col Bambino, sovrastata da una Crocefissione, e anche qui vari santi; risale alla metà del Quattrocento ed è di buona fattura, per cui si sono fatti nomi di alcuni pittori di gran pregio, forse della famiglia dei cremonesi (Bembo?) .

L’iconografia della pieve richiama quella di varie altre Pievi e chiese del tardo Quattrocento e primo Cinquecento: troviamo raffigurato anche il “beato Simonino”, il bambino martirizzato a Trento nel 1475 di cui furono incolpati gli ebrei di quella città. Spesso sono sopravvissuti solo piccoli brani di affresco, dove però si trovano comunanze con le devozioni e le raffigurazioni circolanti nella zone “di confine” della Diocesi: da notare un consunta scritta che era alla base di una Deposizione con un brano di preghiera sulla Passione di Cristo molto diffusa nel tardo Quattrocento; si riconosce la mano di un prolifico frescante del primo Cinquecento chiamato “maestro di Solarolo attivo sul Garda bresciano. Della fase dopo il Concilio tridentino, quando si passa dalla decorazione murale a quella delle pale, troviamo una bella Annunciazione di Domenico Voltolini e una statua lignea della Vergine. Opere che rivelano la ricchezza delle fantasiose “soase” di legno intagliato e dorato, tipico delle nostra valli.

ALBERTO ZAINA 11 lug 2024 09:38