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di UMBERTO ZILIANI 30 lug 2024 14:15

Bodei, giovane viandante alpino

In occasione della 95ª Adunata degli alpini a Vicenza, Daniele Bodei, classe 1993, aveva raccontato la sua esperienza. Appassionato di storia, degli alpini e di vicende della Prima e della Seconda guerra mondiale, ha sfilato a Vicenza con la divisa dell’epoca. Ha un profilo social (“Ilviandantealpino”) che ha raggiunto i ventimila affezionati. I video pubblicati nella sua pagina riguardano ritrovamenti bellici che Daniele e la sua associazione, scovano battendo i sentieri della Prima guerra mondiale. Bodei, originario di Gavardo, ha un cognome importante per la storia degli alpini: il nonno è quel Giuseppe Bodei raccontato nel “Sergente nella neve” da Mario Rigoni Stern.

Daniele, dove nasce la passione alpina?

Nasce di riflesso da una passione di un genitore. In questo caso mio padre che adorava la montagna e con lui condividevo ancora in tenera età le escursioni. Presto cominciai a chiedermi cosa fossero tutte quelle buche contornate da baracche ormai semi crollate. Poi la curiosità si spostò agli oggetti che ritrovavo sui sentieri. Uno dei primi fu un piccolo badile del regio esercito che sotterrai nei dintorni dove lo avevo trovato. A far crescere la passione furono i racconti di mio nonno materno e di mio papà sul nonno paterno reduce della Seconda guerra mondiale e tornato, dopo la ritirata di Russia, magro e denutrito: lo chiamavano “Sento pei”, dal dialetto bresciano “cento pelli”, per il suo corpo magro e asciutto.

Com’è trovarsi il proprio nonno in uno dei libri più importanti della storia degli alpini?

Da piccolo non diedi molto peso alla questione, ignoravo il ruolo che avrebbero avuto nella mia vita. Mio nonno Giuseppe, morì prima della mia nascita. Aveva voglia di vedermi, mi aspettava, ma ormai era rassegnato alla malattia. Di lui mi sono rimaste le fasce mollettiere, indossate nella steppa russa, un rasoio, un pacchetto di sigarette e il libro. La prima volta che lo lessi, faticai ad entrare nell’ottica che quel Bodei fosse proprio mio nonno, quel nonno che non avevo mai conosciuto.

Ha incontrato Rigoni Stern?

Purtroppo no: non ritenevo così importante il fatto che mio nonno fosse stato suo amico. Mario Rigoni Stern morì nel 2008 e mio papà in quell’occasione mi raccontò di un giorno del 1982, quando gli ultimi reduci rimasti del Battaglione Vestone, si incontrarono forse per l’ultima volta proprio a Vestone. Penso ci fosse anche il tenente Nelson Cenci.

Sfila con il Battaglione alle rievocazioni storiche alle Adunate.

Faccio parte del Battaglione Bassano, gruppo storico di Monte Grappa. Siamo tanti ragazzi accomunati da una rara passione: marciare e vestire come i soldati della Grande Guerra. Scarponi chiodati, giberne, fasce mollettiere , divisa e cappello alpino accompagnano le nostre uscite. Mi piace dire che “parliamo” di storia senza aprire bocca.

Che tipo di oggetti ritrovate?

Frequento la parte di “fronte”, l’Alto Garda, che durante la guerra fu particolarmente calmo. A differenza di altri fronti come l’Ortigara, il Grappa o il Pasubio, la vita del soldato era meno in pericolo e di conseguenza il ricambio delle truppe era molto più lento. Quei ragazzi avevano tempo da impegnare in piccole attività quotidiane. Questo è dimostrato dagli oggetti che troviamo, oltre all’equipaggiamento standard: cucchiai personalizzati, tazze ricavate da scatolette di cibo, braccialetti, anelli, ecc. Noi la definiamo “arte da trincea”.

Le è mancato fare l’alpino?

Tanto, forse troppo. Quando ho deciso di creare i profili social, ho scelto un nome particolare “Il viandante alpino”: alpino perché vivo le Alpi, non alpino come corpo militare. Oggi gli alpini sono impegnati nella solidarietà e nella fraternità, cercando di non far spegnere la fiamma del ricordo per le generazioni future.

UMBERTO ZILIANI 30 lug 2024 14:15