Troppa incertezza Usa. Borse in ansia
Gli annunci di Trump non danno certezze ai mercati finanziari, cioè le Borse, che si muovono sulle strategie dei grandi investitori. Anche i loro centri studi dell’economia e dei prezzi faticano a prendere le misure con il decisionismo sincopato di Donald Trump. Come si è visto con Canada e Messico i dazi del 25% su molte merci esportate verso gli Usa sono stati annunciati, poi sospesi, riformulati a scadenza e chissà se ci saranno all’inizio di aprile. Il presidente americano – e lo ha detto – sa bene che ci sarà confusione nelle Borse e forse non è quello che teme di più. Ha più da perdere quando si diffonde incertezza nelle scelte operative delle imprese. Se molte merci vengono acquistate dall’estero non è solo questione di prezzi. Probabilmente servono alle catene di produzione Usa e al momento non sono reperibili allo stesso prezzo/qualità. Difficili da sostituire sono i prodotti del talento o di territori di qualità, pensiamo alla moda e al cibo. Per questo il ciclone Trump, scuotendo tutto, rischia di far male anche alle imprese Usa. Le Borse, che avevano corso molto, non stanno accompagnando le prime settimane del nuovo presidente. Ancora martedì 6 marzo i principali listini Usa cedevano alcune posizioni guadagnate nei mesi precedenti. Imprenditori e grandi investitori non riescono a seguire il ritmo di annunci clamorosi, sospensioni dell’efficacia e poi congelamento fino a nuova data. Le minacce di dazi e retromarce, frenate e accelerazioni. Tutto a mezzo stampa o social. Anche le “amate criptovalute” pagano i dubbi e arretrano.
Visto dall’Europa, febbraio e l’inizio di marzo peggiorano le condizioni dell’economia. Vanno avanti solo gli investimenti in fase avanzata. La necessità di imponenti spese militari, per sostenere il popolo ucraino e per creare una miglior difesa comune, imporrà nuovo debito governativo, con emissione di titoli pubblici a rendimenti migliori rispetto a quelli offerti dai Btp e simili già in circolazione. Si allentano i vincoli di bilancio degli Stati europei per fare spazio a tanto nuovo debito. In teoria con il nuovo taglio di 25 punti base dei tassi ufficiali, la Banca centrale europea (Bce) vorrebbe ridurre i rendimenti dei titoli di Stato rafforzando il messaggio implicito dell’inflazione in ritirata e il minor costo degli investimenti privati. Di questi tempi, più che mai, è difficile avere punti di riferimento. Tutto può cambiare da un giorno all’altro e per questo l’economia fatica a prevedere la settimana successiva. Perdono, perdiamo, tutti.
@Foto AFP/Sir
