Dal cda di Ubi no all'offerta di Intesa
Il no è arrivato dopo un’attenta valutazione della documentazione disponibile. L’offerta, si legge in un lungo comunicato che argomenta il diniego del cda, non sarebbe conveniente per gli azionisti di Ubi
Il cda di Ubi Banca di Ubi Banca dice “no” all’offerta pubblica di scambio avanzata da Banca Intesa Sanpaolo. Il no è arrivato dopo un’attenta valutazione della documentazione disponibile. L’offerta, si legge in un lungo comunicato che argomenta il diniego del cda, non sarebbe conveniente per gli azionisti di Ubi . Nel lungo e dettagliato comunicato vengono evidenziati i sei motivi della risposta negativa:
1. L'Offerta, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli azionisti di Ubi Banca i rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi strategici dell'operazione definiti da IIntesa Sanpaolo. Il Corrispettivo - rappresentato da un rapporto di cambio tra Azioni Ubi e Azioni Intesa Sanpaolo - non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un'allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di Intesa Sanpaolo.
2. Il corrispettivo esprime una valorizzazione di Ubi Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli Azionisti di Ubi Banca rispetto agli azionisti di Intesa Sanpaolo.
3. L'azione Ubi presenta elevate potenzialità di crescita di valore, tenendo anche conto delle prospettive di crescita su base stand-alone di Ubi Banca rappresentate dai target del Piano Industriale Aggiornato, della sua solidità patrimoniale e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidamento nel contesto bancario del Paese.
4. La possibilità per l'offerente di conseguire gli obiettivi strategici dell'operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori, evidenziati dalla stessa ISP nel Documento di Registrazione, tra cui le incertezze circa il perfezionamento della Fusione e dell'operazione di cessione del Ramo Bancario a BPER e dei Rami Assicurativi a UnipolSai ai termini e alle condizioni previsti da Intesa Sanpaolo.
5. Gli azionisti di Ubi Banca che non dovessero aderire all'offerta pubblica di scambio sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa.
6. L'offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di Intesa Sanpaolo in Italia attraverso l'eliminazione di un concorrente, senza in realtà modificare il posizionamento europeo di Intesa Sanpaolo. L'offerta pubblica di scambio è controproducente anche per gli stakeholder di Ubi Banca in quanto consentirebbe a ISP di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera UBI Banca.
La presa di posizione del cda è arrivata nel giorno in cui Ubi ha licenziato un aggiornamento del suo piano industriale che prevede la conferma di tutte le principali linee guida a cui si aggiunge "la scelta strategica di internalizzare il 100% di Aviva Vita che porterà nell'orizzonte di Piano ad un rendimento atteso dell'investimento superiore al 10%".