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di ELISA GARATTI 21 feb 2024 11:03

Tra sogno e realtà: Peter Pan arriva al Morato


La stagione del Teatro Morato è ormai entrata nel vivo: non solo, ovviamente, quella dei concerti (attesissimo l’appuntamento già sold out con Giovanni Allevi in programma per il 27 febbraio) e degli spettacoli, ma anche quella dei musical. Dopo il successo di “Forza Venite Gente”, il 2 marzo, alle 21.15 (la seconda replica sarà invece il 3 marzo alle 16.30), sarà il mondo magico di Trilly e Peter Pan ad incantare il palco di via San Zeno. Con la regia di Maurizio Colombi e le musiche di Edoardo Bennato, “Peter Pan – Il musical” vedrà Giò Di Tonno vestire i panni di Capitan Uncino. È proprio l’attore e cantautore a raccontarci l’avventura nell’isola che non c’è.  



Come sta andando la tournée?  


La tournée sta andando benissimo. Stiamo raccogliendo riscontri incredibili, forse inaspettati. Certo, anche se la nostra è un’edizione abbastanza nuova, questo è uno spettacolo rodato. Tuttavia, siccome conosco la crisi del settore, un po’ di curiosità nel pensare come sarebbe andata c'era. I riscontri a livello di numeri sono entusiasmanti. Siamo felicissimi. Si vede che la gente ha voglia di spettacoli anche leggeri: si dice che “Peter Pan” sia per i bambini, ma a volte rende più entusiasti gli adulti.  



Ci racconta qualche curiosità del lavoro svolto insieme a due grandi nomi come Bennato e Colombi? 


Sono felicissimo. Sono cresciuto ascoltando i cantautori italiani e ho sempre amato Bennato e il suo modo ironico di raccontare e denunciare. Mi sono ritrovato moltissimo nel suo stile. Con Maurizio Colombi, ci siamo divertiti. All’inizio, avevamo un’idea di Uncino un po’ diversa. Poi, giocando con l’ironia, abbiamo raggiunto un risultato che funziona molto bene sul palco. Il pubblico ce lo sta dimostrando.  



Interpretare un personaggio così conosciuto come Capitan Uncino è un vantaggio o uno svantaggio? 


Ho studiato le diverse versioni proposte, dal romanzo al cinema, dal cartone al teatro, per capire come disegnarlo su di me in base alle mie caratteristiche attoriali, fisiche e vocali e alle idee del regista. Da un lato, mi sono riferito agli Uncino passati, ma ho fatto mio il personaggio cercando di renderlo molto più ironico che cattivo. Un Uncino da cartoon insomma. Già nelle canzoni di Bennato si ritrova questo sarcasmo, a volte cinismo, quindi sono andato in tale direzione. Di cattivo del resto c'è l'aspetto, soprattutto quando si presenta per la prima volta sul palco, ma poi emerge questa vera vena ironica, portata all'estremo con tante battute e gag. 



Capitan Uncino rappresenta il mondo adulto che si “scontra” con l’atmosfera magica e sognante dell’eterno bambino "Peter Pan”. Parlando alle famiglie, questo musical ha in una “vocazione” educativa? 


Nell'immaginario collettivo, questa storia esiste da sempre. Per quanto questo spettacolo sia tra quelli definiti “family”, quindi leggeri, la responsabilità c'è. Si parla di conflitti generazionali e io ci tengo che il messaggio arrivi soprattutto alle nuove generazioni. Da una parte, c'è Peter Pan che invita i bambini a fuggire dalla propria casa per andare a cercare l'isola che non c'è, quindi una sorta di invito alla ribellione, a fuggire dagli stereotipi, dai canoni, ecc. Se pensiamo al romanzo che è stato scritto a fine ‘800, in un contesto educativo molto più rigoroso, questo conflitto generazionale aveva un peso ancora maggiore. Peter Pan viene sempre visto come il buono, ma secondo me è un personaggio “complicato”: è lui che invita alla ribellione, a non voler crescere mai, a non volersi prendere responsabilità,dunque ha anche lui le sue colpe. Uncino deve riportare tutti su un piano più terreno: non si può sfuggire al tempo che passa, prima o poi un mondo adulto con cui confrontarsi e scontrarsi ci sarà. Anche lo stesso Uncino quando sente il tic tac del coccodrillo è terrorizzato: d’altronde, anche gli adulti non vorrebbero mai crescere. Ma all'inesorabilità del tempo che scorre non possiamo sottrarci. In questo senso, gioco con l’ironia cercando di far capire che prima o poi bisogna crescere. 



In linea con tale responsabilità, il suo essere genitore (Giò Di Tonno è padre di due figli, ndr) si è mischiato con il suo ruolo attoriale?  


Vorrei che i miei figli mantenessero sempre vivo il sogno però, d'altro canto, essendo un uomo di cinquant'anni con tanta esperienza, li inviterei a responsabilizzarsi nel tempo. È questo il senso sociale del mio mestiere: è giusto viversi la propria gioventù con tutti i pro e contro, però da genitore e da artista invito a pensare che la vita è fatta anche di responsabilità. In questo caso, il genitore e il personaggio non sono così poi così lontani. Certo, Uncino è disegnato come cattivo, perchè il mondo adulto sa anche essere spietato e cattivo. Ma il messaggio è: attenzione a non voler crescere perché la vita purtroppo è spietata e vi troverete di fronte ad un cattivo che vi riporterà coi piedi per terra. Questo è ciò che cercherò di insegnare ai miei figli con grande tatto e garbo. 

ELISA GARATTI 21 feb 2024 11:03