Storia dell’educazione in Italia nella Resistenza
“Il giorno della rinascita è giunto. Grazie, Signore! Anche questo è un tuo dono. Oggi, finalmente, ci sentiamo liberi; oggi ci viene tolto il giogo che vilmente ci asserviva al dispotismo della dittatura fascista”.
Sensibile alle parole di Emiliano Rinaldini, l’Archivio per la storia dell’educazione in Italia (Centro di documentazione e ricerca Raccolte storiche), organizza un convegno che si svolgerà nell’aula Magna di via Trieste 17 giovedì 28 dalle 9 alle 18 e venerdì 29 aprile dalle 9 alle 13. Le due giornate di studio intendono articolarsi su un’analisi riguardante sia il contest nazionale ma anche quello bresciano relativi al periodo 1943-1945, e il contesto psicologico del giovane.
Nato nel 1922 e cresciuto nel ventennio fascista, Rinaldini appartiene a quella generazione di giovani cattolici che, nell’incontro con ambienti alternativi ai percorsi imposti dal “totalitarismo educatore”, riuscì a sviluppare una coscienza antitotalitaria, fondata sui principi evangelici della giustizia, della liberazione, dell’amore verso il prossimo. Nel suo itinerario di crescita spirituale, di educazione al senso sociale e di formazione etico-civile, fu fondamentale l’incontro con padre Carlo Manziana e con l’oratorio filippino dei Padri della Pace, centro propulsore della resistenza religiosa e culturale alla dittatura fascista. Altrettanto rilevante fu l’incontro, all’Editrice La Scuola, con don Peppino Tedeschi e con Vittorino Chizzolini, che lo coinvolsero nelle attività caritatevoli a favore dei poveri e degli emarginati, nelle iniziative dell’Azione cattolica, nella redazione della rivista «Scuola Italiana Moderna». Nel 1940 conseguì la maturità magistrale e si iscrisse alla facoltà di Magistero presso l’Università Cattolica di Milano, aderendo anche alla Fuci. Un altro capitolo molto significativo della sua esistenza fu l’insegnamento nella scuola elementare, che interpretò come un apostolato educativo. Abbracciò quindi la Resistenza antifascista entrando nelle “Fiamme Verdi”. Catturato e torturato dai fascisti, fu ucciso il 10 febbraio 1945.