Quel mattino a Lampedusa
Venerdì 22 febbraio alle 20:45 si assisterà alla prima dello spettacolo "Quel mattino a Lampedusa" all'oratorio S. Giovanni Bosco di Ospitaletto. Il ricavato è devoluto in favore della costruzione di una una struttura ospedaliera in Mozambico, una casa per le partorienti in difficoltà e un pozzo.
La solidarietà sul palco ad Ospitaletto. Venerdì 22 febbraio alle 20:45 presso il Teatro Agorà dell’oratorio S. Giovanni Bosco andrà in scena la lettura “Quel mattino a Lampedusa”, un testo di Antonio Umberto Riccò accompagnato da 6 brani composti per questa occasione da Francesco Impastato.
Organizzato dal Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI) con la sinergia di tanti altri gruppi e Associazioni parrocchiali, l’evento vuole mantenere vivo il ricordo di quanto successo a Lampedusa.
“Il mattino del 3 ottobre 2013 s’inabissa a poca distanza dall’isola di Lampedusa un’imbarcazione con a bordo quasi 550 persone. Annegano ben 366 profughi, provenienti dall’Eritrea, dalla Somalia, dalla Siria e da altri Paesi, in fuga da guerre e carestie, che speravano in una vita migliore in Europa.” Così recita la presentazione della lettura teatrale. “Cosa accadde quel mattino? Che situazioni hanno affrontato i profughi? Come hanno reagito gli abitanti dell’isola? Come si sono salvati i superstiti?”
Riunendo le dichiarazioni dei profughi, dei turisti, dei locali e della Guardia Costiera lo “spettacolo” cerca di dare risposta a quanto accaduto, affidandosi semplicemente ai fatti e ai diversi sguardi che hanno assistito alla tragedia. Come quella di Vito Fiorino, lampedusano presente sul luogo, che al termine della lettura racconterà ai presenti com’è stato vivere quella mattina.
Ma si parla anche di solidarietà, perché “Quel mattino a Lampedusa” è un progetto che guarda lontano, che dalla tragedia vuole cogliere speranza, che collega l’Italia a sostegno dell’Africa.
L’entrata sarà a offerta libera e i fondi raccolti verranno interamente devoluti per la realizzazione di una struttura per i famigliari dei malati ricoverati presso l’Ospedale Marrere di Nampula, in Mozambico, oltre che per una casa dedicata alle partorienti a rischio e per la costruzione di un pozzo.