Quando il cielo ci fa segno
Ospite di LiBrixia, Vittorio Messori, ha raccontato i segnali del’Aldilà che spesso fingiamo di non cogliere o di non capire
Studioso del Vangelo e della Sacra Scrittura, Vittorio Messori all’inizio della sua carriera lavorativa aveva già in tasca un contratto alla Shell, invece imboccò un’altra strada... grazie a un segno che ricevette dall’alto, ma che non comprese. Vittorio Messori ha scritto 25 libri, tra questi “Ipotesi su Gesù” (con Ares è uscita la seconda edizione del volume che, pubblicato nel 1976, venne tradotto in 22 lingue) e il best seller “Varcare la soglia della speranza” con Giovanni Paolo II. In “Quando il cielo ci fa segno. Piccoli misteri quotidiani”, edito da Mondadori, analizza con alcuni episodi concreti, la dimensione del trascendente. L’Aldilà ci invia dei segni, grandi o piccoli che siano. “Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio?”.
La domanda dell’Innominato trova molte risposte, ma “sono i nostri occhi e le nostre orecchie a non essere usati per vedere e ascoltare. Ci sono dei piccoli misteri quotidiani ai quali spesso attribuiamo diversi nomi: casualità, coincidenza, fato, destino… Spesso fatichiamo a pensare ai segni del cielo”. Il dubbio appartiene all’esperienza della fede. Del resto anche i Santi hanno vissuto le loro ore travagliate. La stessa scienza fatica a comprendere e, forse, ostacola questi segni. Si pensi ad esempio al Bureau Medical di Lourdes, l’ente che deve esaminare le guarigioni. Lì dove, dal 1862, arrivano milioni di persone, ci sono solo 70 casi con la dichiarazione medica di inspiegabilità. È quanto meno curioso… “Il Creatore, scrive l’autore, ci manda dei cenni che possano confermarci nella fede o risvegliarla, se assopita”. Anche Messori ha ricevuto molti segni: da un incontro a Torino sui murazzi del Po in un momento complicato della vita alla telefonata dello zio Aldo a un anno dalla sua scomparsa. Per non parlare della morte della madre Emma, la cui vicenda è narrata in uno dei capitoli più intensi, insieme alla testimonianza del padre Enzo, soldato in Renania. Nella sua storia ritorna più volte anche la figura di Francesco Faà di Bruno (1825-1888), marchese, capitano di Stato Maggiore, docente universitario e sacerdote dopo i 50 anni. Vittorio Messori è legato al territorio bresciano un po’ per la residenza (Desenzano) un po’ per il suo legame con l’Abbazia di Maguzzano dove pensa, legge, studia e scrive libri grazie all’intercessione di San Giovanni Calabria (1873-1954)… Ritornano anche le “lettere urgenti” che San Padre Pio affidava agli angeli. Un po’ come successe a Messori con Antonietta, una lettrice con la quale aveva instaurato un rapporto epistolare. Il cristianesimo, questo il messaggio finale dello scrittore, è davvero “un incontro con Gesù il Cristo, un incontro di vivi con il Vivo”.