Privi di meraviglia, sordi al sublime
Il Meeting, che sarà uno dei primi momenti di riflessione collettiva sull’Italia e l’Europa del post-Covid, con lo sguardo rivolto al futuro, si terrà dal 18 al 23 agosto e sarà trasmesso sulle piattaforme digitali (sito, social, canale Youtube), mentre alcuni eventi si terranno con presenza di pubblico nella sede della manifestazione, che quest’anno sarà il Palacongressi di Rimini
"Il titolo del Meeting 'Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime', scelto alla fine del Meeting precedente, poteva sembrare poco idoneo a questo momento storico, ma si è invece rivelato profetico", ha aggiunto Scholz. "Tante esperienze vissute in questi mesi così drammatici hanno dimostrato che lo stupore di fronte alla propria vita e alla vita dell’altro ci rende più consapevoli e più creativi, meno inclini alla scontentezza e alla rassegnazione. Solo soggetti grati e coscienti saranno in grado affrontare le sfide che ci attendono".
Il Meeting, che sarà uno dei primi momenti di riflessione collettiva sull’Italia e l’Europa del post-Covid, con lo sguardo rivolto al futuro, si terrà dal 18 al 23 agosto in modalità “blended”, sarà cioè trasmesso sulle piattaforme digitali (sito, social, canale Youtube), mentre alcuni eventi si terranno con presenza di pubblico nella sede della manifestazione, che quest’anno sarà il Palacongressi di Rimini.
Di grande rilievo, come da tradizione, i relatori, tra i quali il premio Nobel per la pace 2006 Muhammad Yunus, intellettuali e opinion leaders come Sabino Cassese, Umberto Galimberti, Enrico Letta, Ermete Realacci, Luca Ricolfi, Luciano Violante, Joseph Weiler (che terrà la relazione sul tema dell’edizione), il presidente della CEI monsignor Gualtiero Bassetti, il presidente della Fraternità di CL don Julián Carrón, gli scrittori Paolo Giordano e David Quammen.
Nutrito anche l’elenco dei rappresentanti delle istituzioni e dei politici che sono stati invitati, a partire dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, al commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni, a Paola De Micheli, Roberto Gualtieri e Roberto Speranza. Il tema del rapporto tra i diversi livelli istituzionali verrà affrontato in due riprese, sabato 22 agosto con i presidenti di Regione, quando Stefano Bonaccini, Massimiliano Fedriga, Maurizio Fugatti, Jole Santelli, Giovanni Toti, Luca Zaia risponderanno alle domande di Sabino Cassese e venerdì 21 con autorevoli protagonisti della scena politica italiana in un incontro promosso dall’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà al quale sono stati invitati Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Luigi Di Maio, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Roberto Speranza e Antonio Tajani.
A tutti sarà capitato qualche volta, nelle pieghe di una giornata normale, nel tran tran delle occupazioni e degli impegni quotidiani, che qualcosa ci colpisca in maniera inaspettata e sorprendente: un volto, un incontro, un evento che squarciano per così dire l’orizzonte del già saputo, e danno una prospettiva diversa, nuova, ai nostri programmi e alle nostre aspettative. In quei momenti è come se la realtà si rendesse trasparente, e dall’interno della nostra esperienza emergesse un senso, una prospettiva, una profondità di cui abitualmente non ci accorgiamo. In quei momenti il peso e la fatica dell’esistenza – che non è solo l’esito dei diversi problemi che la vita ci pone, ma è soprattutto la mancanza di un senso adeguato per l’esistenza – cede il posto a una promessa che ci attrae.
Il Meeting 2020 vuole mettere a tema – attraverso una frase bellissima e insieme drammatica del filosofo ebreo Abraham Joshua Heschel, citata da don Giussani ne Il senso religioso – questa “meraviglia” con cui la realtà ci tocca e ci sorprende, e grazie alla quale ciò che crediamo di sapere e di saper gestire, o che cerchiamo sempre di sistemare nei nostri schemi, mostra la sua misteriosa attrattiva: la scoperta semplice e vertiginosa che le cose ci sono, e ci sono date, sono donate gratuitamente a noi; e noi stessi siamo dati, perché siamo continuamente chiamati ad essere, ridestati nel nostro ‘io’ dall’incontro con la realtà, con le cose e con le persone.
Senza questa meraviglia la realtà diventa opaca e scontata; e il nostro io si riduce alle nostre capacità e alle nostre performances, e alla fine, tristemente, alla nostra incapacità e ai nostri insuccessi. E il gioco sembra perso. Nell’epoca del nichilismo diffuso, in cui l’insensatezza è come un fumo passivo che respiriamo senza neanche tante volte capire qual è l’origine del nostro sottile disagio, tutto il problema umano – e con esso i tanti problemi del mondo – si concentrano in questa possibilità di stupirci ancora. Non per un’emozione sentimentale e passeggera, ma per il contraccolpo che la realtà provoca nella nostra ragione e nel nostro cuore. E che può essere una traccia da seguire, un metodo e uno sguardo nuovo per affrontare tutto.
L’umano si riaccende solo se qualcosa o qualcuno lo strappa dal nulla: non un’idea intellettuale o un dovere morale, ma un avvenimento che possa prendere la vita, un ‘ideale’ incarnato, che accade nel tempo e nello spazio: una presenza storica, in carne ed ossa, che corrisponda così tanto al nostro desiderio di vita da prenderci e da renderci liberi.
Il sublime è la voce del reale che ci chiama, non al di là del mondo, ma dentro questo mondo, come una promessa che attende la nostra attenzione e la nostra disponibilità – la “povertà di spirito” di cui parla il Vangelo – per poter rendere presente e visibile, sperimentabile, il Mistero che abita le cose.
Guardare i problemi del mondo, a tutti i livelli, anzitutto culturale e comunicativo, economico, sociale e politico, restando sordi al sublime significherebbe non comprendere la sfida e il compito che ci attendono. Lo stupore che nasce dal sublime, vale a dire da qualcosa che ridesta la nostra persona e la sostiene nel suo desiderio, è il fattore più concreto, addirittura il più operativo nell’affronto del nostro tempo – un tempo difficile e affascinante come sanno essere i grandi momenti di crisi nella storia dell’uomo.
Il contributo che il Meeting vuole proporre è un nuovo passo di amicizia – rinnovando una storia che dura da più di quarant’anni – con tutti coloro che avvertono l’urgenza della vita e la fame di un significato per vivere. È l’amicizia di chi si aiuta a far attenzione al richiamo dell’essere, di chi si impegna a interpretarne i segni, di chi si educa a gustarne la bellezza. Questa amicizia non è solo quella che il Meeting vorrebbe offrire a tutti, ma è anche, e soprattutto, quella che da tutti attende, per reimparare a vivere la meraviglia.