Più impegnati che mai
“È arrivato il tempo della sfida concreta e definitiva”, scriveva il nostro settimanale nel luglio del 1969 a commento dello storico evento del primo allunaggio
Anche “La Voce del Popolo”, come tutti i mezzi di comunicazione dell’epoca, diede grande risalto all’impresa dell’Apollo 11. Era il 20 luglio 1969 qiuando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla Luna scatenando l’entusiasmo del mondo intero, con 530 milioni di spettatori che seguirono l’allunaggio in diretta televisiva. “Essa ha dimostrato – si leggeva nel lungo editoriale che apriva il n° 30 del 26 luglio 1969 – se ce n’era bisogno, ancora una volta la grandezza dell’uomo, la sua capacità di imprese senza limite, il suo destino di dominatore dell’universo. Soprattutto ha dimostrato che l’uomo può dominare la materia e assieme dominare se stesso convogliando tutte le sue energie per gli scopi che egli si prefigge”. A fianco dell’esaltazione per questa nuova impresa, trovavano spazio, però, anche una serie di considerazioni. “Per questo - proseguiva l’editoriale - noi che ci siamo esaltati davanti alla conquista spaziale ritorniamo a richiamare l’impegno perché accanto al dominio del mondo che ci circonda sappiamo dominare i mali di questa terra”. Il riferimento era agli scontri razziali che stavano insanguinando gli Stati Uniti; alla guerra in Vietnam che ancora continuava a mietere vittime. L’editorialista si riferiva anche alla Russia, l’altra grande superpotenza che nella corsa alla conquista dello spazio rilanciava la sua sfida agli Usa, colosso capitalista.
A Mosca, infatti, proseguivano senza sosta le epurazioni di scrittori, studiosi e giornalisti colpevoli di avere diffuso, con le opere del loro ingegno, idee contrarie al regime. Per “Voce”, dunque, era arrivato davvero “il tempo della sfida concreta e definitiva: da una parte l’uomo che dimostra di possedere la chiave dei più strepitosi successi sulle leggi della natura, creata perché egli lo dominasse e la sfruttasse per il proprio progresso; dall’altra, l’uomo che si attarda nei vecchi mali, l’ingiustizia, il pregiudizio, l’orgoglio nazionalistico, l’egoismo personale, il gusto malefico dell’intrigo. Tutti ci siamo commossi nel vedere Armstrong e Aldrin muoversi come orsacchiotti, un poco patetici sulla superficie della Luna; questa commozione era legittima: eravamo tutti con loro, a compiere i primi passi sulla luna conquistata. Perché tutti insieme non ci muoviamo, rinnovati e migliorati dalla coscienza di essere potenti, quasi invincibili, verso frontiere più vicine, ma forse più difficili, qui sulla Terra?”. A corredo di queste riflessioni tre immagini sgranate, difficili da interpretare, le stesse che milioni di telespettatori in tutto il mondo avevano avuto modo di vedere nelle loro case. Il tempo del digitale e della perfezione delle immagini era ancora di là da venire, ma quell’uomo, che la televisione trasmetteva con contorni poco nitidi, che metteva piede sulla luna lasciava grande spazio all’immaginazione e all’idea che quella conquista potesse rappresentare il via di una nuova stagione.