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Brescia
di LUCA BRESSANINI 25 gen 2018 12:52

Picasso e i capolavori privati

A Palazzo Martinengo una nuova esposizione curata da Davide Dotti che presenta “tesori” del XIX e XX secolo dei collezionisti

A quattro anni dall’esposizione dedicata ai 100 capolavori delle collezioni private bresciane, che fece conoscere per la prima volta al grande pubblico prestigiosi dipinti di Moretto, Romanino, Savoldo e Ceruti, l’Associazione Amici di Palazzo Martinengo propone una nuova mostra con protagonisti nuovi tesori, questa volta eseguiti nel XIX e XX secolo; “Picasso, De Chirico, Morandi. 100 capolavori dalle collezioni private bresciane” è dunque un evento che si lega alla rassegna del 2014, volto a rendere omaggio e a valorizzare ulteriormente il patrimonio artistico del Bresciano.

Percorso. Il percorso presenta due livelli di opere: una prima sezione, sull’800 bresciano, con opere di artisti quali, Angelo Inganni, Faustino Joli, Francesco Filippini, Achille Glisenti, Cesare Bertolotti, Emilio Rizzi, personalità che hanno dato lustro alla pittura lombarda in quegli anni, insieme a Luigi Basiletti e Domenico Vantini, che aprono la prima sala, dedicata al neoclassicismo; a seguire altri dipinti italiani dell’Ottocento, realizzati da Boldini, De Nittis, Fattori, Zandomeneghi e Hayez, di cui si può ammirare uno splendido mazzo di fiori dalla meticolosa indagine naturalistica, che ricalca la pittura fiamminga del ’700.

Passaggio. Il ’900 segna invece il passo verso le Avanguardie ed è un ’900 nazionale, con le sperimentazioni dei Futuristi Balla, Boccioni e Depero che esaltavano la modernità, il dinamismo e la velocità, a cui si contrappongono le misteriose e silenti tele metafisiche di De Chirico, Savinio e Severini e la stagione del “Ritorno all’ordine” di Sironi, Morandi e Carrà, che segnò gli anni venti e trenta del Novecento. Fulcro dell’esposizione è il capolavoro riscoperto di Pablo Picasso del 1942, “Natura morta con testa di toro”, recentemente autenticato dalla Fondazione Picasso di Parigi, un’opera dal vivace cromatismo, realizzata dal maestro spagnolo durante la guerra, in un momento drammatico e di inquietudine per l’artista, che visse in prima persona gli anni della guerra, segnati inoltre da alcuni lutti familiari.

Sezione. A completare, la sezione dedicata all’arte in Italia nel dopoguerra, con Fontana, Burri, Vedova, Tancredi e Manzoni, con una provocatoria quanto dissacrante “Merda d’artista”, esempio virtuoso di arte concettuale, tappa finale di un percorso che ha origine nel movimento dadaista. Fino al 10 giugno, da mercoledì a venerdì dalle 9 alle 17.30, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20. Per maggiori informazioni sul www.amicimartinengo.it.

LUCA BRESSANINI 25 gen 2018 12:52