Perché siamo rimasti... Martiri in Congo

Martedì 25 marzo alle 20.30, per la Giornata dei Missionari Martiri 2025, Missione Oggi e Pax Christi, in collaborazione con Missionari Saveriani, Libreria Paoline, Giardino Elettriko, Diocesi di Brescia/Ufficio per le Missioni, Cooperativa cattolico-democratica di cultura, Cuore Amico Fraternità ETS, Acli Provinciali di Brescia, Associazione nazionale ex deportati, fanno memoria dei primi martiri saveriani in Africa, beatificati a Uvira (Congo RD), in riva al Lago Tanganica, il 18 agosto 2024, mettendo in scena a San Cristo lo spettacolo “Perché siamo rimasti… Vittorio, Luigi, Giovanni e Joubert, martiri in Congo”, liberamente ispirato al libro di Lisa Zaccherini, Benedetti ragazzi. Vita e pensieri dei beati Carrara, Faccin, Didonè e Joubert, martiri in Congo (2024).
Sarà anche l’occasione per manifestare solidarietà ai missionari saveriani e alla popolazione della Provincia del Sud Kivu, nella parte orientale del Congo, occupata dai ribelli dell’M 23 (Movimento 23 Marzo), sostenuti dal Ruanda, dove, secondo l’UNICEF, più di 850mila persone – quasi la metà bambini – sono state costrette a lasciare le loro case, rifugiandosi in scuole, chiese o all’aperto, con accesso limitato ad acqua pulita, servizi igienico-sanitari, assistenza medica e istruzione. Le violenze in corso nella regione, la stessa dove sono stati trucidati i missionari saveriani nel 1964, hanno anche portato ad un forte incremento delle gravi violazioni contro i bambini.
Il 28 novembre 1964, verso le 14:00, davanti alla chiesa di Baraka si ferma una jeep militare da cui scende Abedi Masanga, un capo dei ribelli mulelisti che da mesi occupano la zona. Invita fratel Vittorio Faccin a salire sulla jeep e, al suo rifiuto, gli spara al petto uccidendolo. Avvertiti gli spari, padre Luigi Carrara, che stava confessando, si dirige all’esterno della chiesa. Abedi gli intima di salire sulla jeep ma Carrara, vedendo il confratello morto, si inginocchia davanti al suo corpo e lì muore con un proiettile alla testa. I loro corpi vengono orrendamente smembrati e un braccio di fratel Faccin portato come trofeo in giro per Baraka da un giovane del commando dei ribelli, che più tardi si convertirà.
Dopo queste uccisioni, la jeep di Abedi riparte alla volta di Fizi, dove giunge in serata. Qui – contro il parere dei capi mulelisti che controllano la missione e proteggono i saveriani – si dirige alla parrocchia e fa chiamare i missionari. Padre Giovanni Didonè apre la porta insieme all’abbé Albert Joubert. Alla vista delle armi Didonè fa appena in tempo a fare un segno di croce, quando Abedi spara colpendolo in fronte. Subito dopo spara anche all’abbé, colpendolo al petto. Joubert, ferito, tenta di allontanarsi ma è raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.
Il Congo, indipendente dal 1960, stava vivendo una difficile transizione socio-politica. Il primo ministro democraticamente eletto, Patrice Lumumba, filo-sovietico, era stato giustiziato nel 1961 dal colonnello Mobutu. Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientra in Congo, dopo un periodo di indottrinamento ideologico e addestramento militare in Cina, dando vita a un movimento di rivolta contro le strutture governative e ogni presenza europea. In questo clima, mentre gli europei e gran parte dei missionari, cattolici e protestanti, lasciano il Congo, i saveriani pagano con la vita la scelta di restare.
Il 14 dicembre 2023, papa Francesco autorizza la promulgazione del Decreto che riconosce il martirio dei servi di Dio: Luigi Carrara, Giovanni Didonè e Vittorio Faccin, missionari saveriani, e Albert Joubert, prete diocesano. Il 18 agosto 2024 sono stati proclamati beati nella cattedrale di Uvira (Congo RD).
La regia dello spettacolo è di Giuseppe Marchetti. Ingresso libero, prenotazione consigliata ai seguenti recapiti: 3393559913 (Giuseppe Marchetti; 030 3772780-1 (segreteria Missione Oggi); segreteria@missioneoggi.it.