Pavanelli e l’oratorio del catechismo
Presentata a Muscoline la prima opera di una collana dei quaderni di storia dell’istituzione oratoriana della Fondazione Civiltà Bresciana
È stato presentato nei giorni scorsi all’oratorio di Muscoline il testo “L’oratorio del catechismo”, la prima opera della collana dei quaderni della storia dell’oratorio bresciano. Questo testo presenta la figura e la dimensione educativa di Monsignor Lorenzo Pavanelli (1886-1945) e permette di riscoprire buona parte della storia iniziale della vita oratoriana bresciana. A partire dalla chiave di lettura dell’annuncio educativo e della catechetica rivolta alla fascia sia dell’infanzia sia giovanile, Pavanelli fu educatore capace di mettersi a servizio dell’opera educativa.
Fu curato dell’oratorio di Sant’Alessandro, successore di padre Piamarta e nell’esperienza parrocchiale mantenne uno sguardo profondamente rinnovato e positivo dentro un tempo segnato anche da dialettiche particolarmente oscure come quelle dell’anticlericalismo sorto dalla seconda metà dell’800 bresciano. In una società che si trovava politicamente e socialmente frammentata, l’oratorio è sempre rimasto ponte tra la vita intima della Chiesa e la realtà sociale.
Ai contenuti del catechismo si andavano spesso accostando opere di associazionismo. Nell’attenzione alla realtà giovanile variegata dal punto di vista studentesco, operaio e agricolo molte furono le intuizioni di Pavanelli.
Grande fu in particolare la sua capacità di sintesi delle risorse che venivano emergendo dall’attività di molti cattolici bresciani: l’attenzione alla cultura dovuta all’opera del beato Tovini e al nascente operare di “Voce”, il settimanale cattolico diocesano, così come le innumerevoli iniziative per costruire ponti sempre più solidi tra la Chiesa e la scuola che rischiavano di essere indeboliti da alcune posizioni dello Stato neonato sabaudo, furono solo alcune delle intuizioni e costellarono la sua azione in un’epoca di forte cambiamento anche ecclesiale.
L’oratorio diveniva così luogo di formazione sotto tutti gli aspetti, ma mai di improvvisazione pedagogica. Il testo di Pietro Guarneri ci permette di riconoscere una profonda progettualità e un desiderio di lungimiranza da parte delle figure promotrici della vita oratoriana dell’epoca.
L’impianto educativo di Pavanelli risulta di forte impronta personalista, percorre le categorie delle passioni, del sentimento e della ragione con il desiderio di una educazione integrale che vede nella famiglia, nella scuola e nella chiesa i luoghii fondativi della persona. Scriverà: “Lo scopo dell’educazione è la felicità dell’uomo”. In particolare scelte educative come quelle di un metodo ciclico e di un sistema intuitivo permettevano di comunicare contenuti simili a generazioni diverse stratificando i significati per poter procedere per spiegazioni coerenti, ma sempre più profonde, a partire dalla fanciullezza verso l’età giovanile rinforzando così i contenuti della fede e anche gli strumenti intellettuali per poterla conoscere e portare avanti.
Il testo si rivela prezioso per la innumerevole quantità di citazioni dirette dei testi di Pavanelli così come delle fonti documentarie dell’epoca, permettendoci un’immersione nella tensione educativa positiva che si respirava dentro la minaccia di una secolarizzazione sistematica.
Pensieri e ideologie sorgendo con una potenza inattesa diventavano fonti di confusione e smarrimento anche per quanti avevano vissuto una stabilità e fedeltà la loro fede cristiana. Dalla raccolta delle fonti si evince anche come il lavoro svolto nella Diocesi di Brescia risultasse particolarmente significativo per il territorio nazionale.
Eventi, congressi e pubblicazioni affrontavano la sfida educativa che troppo spesso consideriamo solo contemporanea. Entrare con serenità e conoscere quelli che sono stati i passi significativi della vita degli oratori bresciani ci da così di poter stimare le radici di quella che sarà una florida crescita nei decenni successivi dei quali ancora oggi noi godiamo gli effetti ed il privilegi.