Padre Pino ucciso dalla mafia
Sabato 23 novembre all'oratorio di Cologne, lo spettacolo di Christian Di Domenico dedicato a don Pino Puglisi, beatificato nel 2013
Beatificato il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa centomila fedeli, “padre Pino Puglisi”, aveva sottolineato papa Francesco nella recente visita palermitana, “è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”.
Sabato 23 novembre alle 20.30, al Cinema teatro dell’Oratorio Cristoforo Torri di Cologne, andrà in scena, nell’ambito di E-ti-ca Festival, lo spettacolo “U parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”. “U parrinu” è un monologo scritto e interpretato dall’attore e regista Christian Di Domenico, che con padre Pino Puglisi ha vissuto alcune estati della sua giovinezza. È un ricordo che si snoda tra cronaca, politica ed esperienze personali. Una storia che inizia sul mare, su una scogliera precisamente; un ricordo di quella prima giornata di mare passata coi bambini del “parrinu” strano, che indossava i calzoni. In quel luogo Christian, siciliano di origine ma milanese di fatto, fa esperienza dell’onore dei mafiosi, obbligati sin da piccoli a non chiedere mai scusa a nessuno. Ma impara anche l’onore del perdono, che Pino predicherà a San Gaetano di Brancaccio, quartiere con la più alta concentrazione mafiosa dell’intera Sicilia, fino a quel giorno di metà settembre del 1993, quando venne assassinato. Qualche anno dopo, Christian ritorna su quella scogliera. E comincia da lì, dai suoi ricordi, a raccontarci di Pino, dell’amico di famiglia, dell’uomo di chiesa, del maestro di scuola, che in punto di morte ha perdonato la violenza di gli ha puntato la pistola alla nuca. Perché era certo che il perdono, con col proprio esempio, potesse essere insegnato.
“Mi capita spesso di rimanere stupito – ha sottolineato il regista – quando mi dicono che i grandi, e intendo i grandi uomini, andavano in un posto da mortali come il mare. D’estate magari, in Sicilia, dentro quel caldo d’inferno. È che uno non se l’immagina proprio. Ma il futuro parrinu di Brancaccio, a Palermo, al mare ci andava eccome. Perché era un ‘parrinu’ strano. Anticonformista. Che metteva i calzoni. E ci andava con i ragazzini delle periferie perché, almeno una volta, giocassero lontano dalle strade. Ecco, la storia di Christian inizia proprio al mare”.