Orobator, l’Africa e il cristianesimo
Il gesuita nigeriano, responsabile della Compagnia di Gesù per l’Africa e il Madagascar, racconta la fervente religiosità e dalla vitalità del modo di vivere la fede africani
Agbonkhianmeghe Orobator, gesuita nigeriano, responsabile della Compagnia di Gesù per l’Africa e il Madagascar, battezzato a 16 anni, sarà protagonista di un interessante dell’incontro dal titolo “L’Africa e il cristianesimo” che si terrà a Brescia venerdì 20 settembre. L’evento, promosso da Emi, Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Padri della Pace, Missione Oggi, Centro Migranti e Acli provinciali di Brescia, si terrà alle 18 in Sala Bevilacqua, in via Pace, 10. A partire dal suo libro “Confessioni di un animista. Fede e religione in Africa”, edito da Emi, Orobator, uno dei teologi più brillanti del continente e convinto afrottimista, rifletterà sul futuro del cristianesimo in Africa e sul suo contributo alla Chiesa globale, affermando che è necessario un radicale cambiamento di prospettiva riguardo alle tradizioni religiose africane, abbandonando le categorie di primitivismo e di arretratezza culturale che per secoli sono state loro affibbiate, persino dagli stessi missionari. Al contrario, secondo il gesuita l’animismo “costituisce la base o sottoscrittura della coscienza religiosa degli africani” sulla quale di sono innestati islam e cristianesimo. Durante la serata il gesuita nigeriano parlerà anche della crescita del cristianesimo in Africa, di ecologia e del ruolo delle donne. Secondo Orobator, l’esponenziale aumento dei cristiani africani (si stima che nel 2040 i cattolici saranno circa 460 milioni – il 24% della popolazione del continente –) non può essere spiegato soltanto dagli alti tassi di fertilità, ma soprattutto dalla fervente religiosità e dalla vitalità del loro modo di vivere la fede che hanno reso la religione uno “stile di vita”. Una vitalità che sicuramente – Orobator ne è convinto – sarà in grado di portare una “rianimazione spirituale” dal Sud al Nord del mondo, dove invece le chiese sono sempre più vuote.