Olivelli, il protettore dei deboli
Il Centro Alcide De Gasperi di Castegnato, in collaborazione con le Suore di Maria Bambina, Gruppo Alpini e Azione Cattolica di Castegnato, ha organizzato per venerdì 21 aprile, alle 20.30, al Convento Suore di Carità Sante Capitanio e Gerosa di via Collegio 11 l'incontro "Teresio Olivelli il protettore dei deboli". Interviene mons. Paolo Rizzi, postulatore della causa di beatificazione
Teresio Olivelli nasce a Bellagio sul lago di Como, il 7 gennaio 1916; iscritto all'Università di Pavia si laurea in giurisprudenza nel 1938. Fin da giovanissimo frequenta l'Azione Cattolica, si iscrive alla Fuci e aderisce al fascismo nell'ingenua speranza di poter modificare il regime dall'interno dandogli un'anima di autentica giustizia umana e sociale. Allo scoppio della 2^ guerra mondiale si arruola come volontario diventando sottotenente degli Alpini e nell'estate del 1942 è inviato con l'ARMIR sul fronte russo. Ma le leggi razziali, la guerra, le ripetute sconfitte scuotono la sua fede nel regime; rientrato in Italia, viene arrestato dai tedeschi dopo l'armistizio del' 8 settembre 1943. Dopo diversi tentativi riesce a fuggire e si aggrega alle formazioni partigiane Fiamme Verdi di ispirazione cattolica.
Scrive Mons. Rizzi che “Olivelli è un uomo nella Resistenza ma non uomo della Resistenza: il suo sguardo va oltre per progettare un futuro di pace e di libertà”. Insieme a Carlo Bianchi e a Claudio Sartori fonda “Il Ribelle”, organo delle Fiamme Verdi, nelle cui pagine Olivelli esprime il suo concetto di Resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all'odio. Compone la preghiera "Signore facci liberi", nota come Preghiera del ribelle per amore. In essa compare per la prima volta l'espressione, da lui coniata, “Ribelli per amore” che da quel momento qualificherà quanti partecipano alla resistenza mossi dai valori cristiani. Il 27 aprile 1944 viene arrestato a Milano e in seguito deportato a Hersbruck dove, per aver cercato di aiutare un altro prigioniero, facendogli da scudo con il proprio corpo, fu colpito da un sorvegliante e morì il 17 gennaio 1945. Teresio Olivelli è stato insignito della medaglia d’oro al valore militare alla memoria. Nel dicembre del 2015, Papa Francesco ha riconosciuto a Olivelli il titolo di Venerabile per aver esercitato in grado eroico tutte le virtù cristiane.
Mons. Paolo Rizzi, a che punto è il processo di canonizzazione?
Il 7 marzo scorso si è riunito, presso il dicastero vaticano delle Cause dei Santi, il Congresso dei teologi per discutere sul martirio del Venerabile Teresio Olivelli. Il responso è stato ampiamente positivo: i teologi hanno riconosciuto all’unanimità che nella morte di Teresio sussistono tutti i requisiti necessari per dichiararla un autentico martirio cristiano, in quanto egli fu ucciso in odio alla fede.
Si tratta di un provvedimento decisivo che apre finalmente la strada alla beatificazione del giovane laico della diocesi di Vigevano, morto nel campo di concentramento di Hersbruck il 17 gennaio 1945. Ora, la procedura prevede il giudizio della Commissione di Cardinali e Vescovi: se essi confermeranno il parere dei teologi, non sarà necessario l’accertamento di un miracolo e il responso passerà alla definitiva approvazione del Sommo Pontefice, che autorizzerà la beatificazione.
A che punto è arrivato l’iter?
L’iter della causa era iniziato nel 1987: sono stati anni di intenso lavoro e di approfondimento della vicenda umana e cristiana di questo giovane alpino, membro dell’Azione Cattolica e generoso protagonista della Resistenza cattolica lombarda. Lo studio del vasto materiale documentale e testimoniale ha consentito di spogliare il personaggio da alcune scorie ideologiche.
Si è palesata l’autentica sua esperienza nel fascismo e nella resistenza, contesti nei quali non era facile vivere fedeli al Vangelo. Ed è emersa l’effettiva e spiritualmente feconda sua testimonianza nella resistenza, non quella un po' mitizzata che in alcuni casi era stata presentata. Abbiamo così potuto ammirare un giovane convinto dei valori resistenziali di libertà e giustizia e impegnato ad incarnarli con coerenza evangelica.
Teresio Olivelli ha incarnato con la sua vita le opere di misericordia, spirituali e corporali. Ha prestato assistenza ai moribondi e allo stesso tempo ha cercato di trasmettere il Vangelo… Anche nel momento più basso dell’umanità, nei campi di concentramento, non ha perso la fiducia nell’uomo… Potrebbe essere questo l’insegnamento di Olivelli da consegnare alla nostra società contemporanea?
Nei lager di Flossenburg ed Hersbruck, egli non subí soltanto le inenarrabili sofferenze che toccarono a tutti i prigionieri, ma fu fatto oggetto di particolari tormenti, proprio perché i persecutori vedevano nel suo comportamento religioso e caritativo un’espressione della sua fede. Nonostante la durezza della persecuzione, egli diede prova della sua statura morale e della sua fortezza cristiana, immolandosi per i fratelli, subendo ogni prova in silenzio, infondendo coraggio e fiducia negli altri, accettando le sofferenze e la morte con animo sereno e con forza veramente cristiane, sull’esempio di Cristo nella via dolorosa del Calvario.
Teresio Olivelli è un vero eroe dei nostri tempi, nobile espressione della opposizione cattolica alle idee del nazionalsocialismo e può essere additato alla gioventù moderna, sempre più povera di autentici valori cristiani, come modello di fortezza nella diffusione della fede, della carità e dei valori religiosi da lui coraggiosamente professati fino all’estremo sacrificio.
Tra i sostenitori delle “Fiamme Verdi” e con “Il Ribelle” ha dimostrato anche l’importanza di non restare con le mani in mano…. C’è un aspetto di Olivelli che non è stato ancora sufficientemente valorizzato?
Olivelli arriva a Brescia la sera dell’11 novembre ospitato da Romeo Crippa, suo compagno al collegio Ghislieri di Pavia. Le Fiamme Verdi sono già operative da quasi due mesi, fondate alla fine di settembre da Luigi Ercoli e Gastone Franchetti: dal 25 ottobre il comandante è Romolo Ragnoli. Anche dalla cronologia degli eventi, si deduce che Olivelli non ha contribuito alla loro fondazione, tuttavia, come asserisce Mons. Carlo Manziana, “l’Olivelli, per le sue eccezionali qualità morali e cristiane, ne divenne l’esponente più autorevole”. La sua opera nella Resistenza lombarda, tra Milano, Brescia e Cremona, perdura per cinque mesi e si interrompe ben presto a motivo del suo arresto. L’avvio del giornale “Il Ribelle” si colloca nella seconda metà del periodo della sua attività resistenziale, ed è un’iniziativa coraggiosa volta a diffondere i valori cristiani in un ambito di contrasti violenti e in un tempo di turbolenza.
Infatti, dopo l’uccisione di Lunardi e Margheriti, comandanti delle Fiamme Verdi, i redattori di “Brescia libera”, foglio di ispirazione cristiana sorto nell’ambito della Pace, sono scoraggiati e impauriti e ne cessano la pubblicazione. Olivelli si assume l’incarico di continuarne gli ideali, sostituendolo con “Il Ribelle” che per prudenza è redatto e stampato a Milano, anche se appare ancora Brescia come luogo di stampa per sviare il controllo nazifascista. Teresio è convinto dell’importanza di un organo di collegamento tra le compagini della resistenza cattolica, che sia di stimolo ad una rivolta dell’amore contro i valori disumani del nazifascismo. Scrive due soli articoli, ma fondamentali poiché rappresentano il programma della sua resistenza, una resistenza morale prima che politica e militare, che lui chiama “rivolta dello spirito”. Si ribella ma per amore, mentre tutto intorno imperversano odio e violenza.
Può raccontarci qualcosa sui legami bresciani di Olivelli?
Il suo primo contatto con l’ambito resistenziale bresciano è del 14 novembre 1943 nella casa parrocchiale di S. Faustino, dove è presente P. Manziana, che lo inserisce nell’ambito della Pace. Qui Teresio apprezza e condivide l’opera educativa dei Padri dell’Oratorio e del movimento cattolico verso le nuove generazioni e si rende protagonista nella resistenza di un’azione morale e formativa in vista del futuro del Paese.
Al riguardo, così Mons. Manziana ha deposto al processo canonico: “Posso confermare che l’oggetto dei nostri incontri con Olivelli non era tanto come condurre la resistenza quanto piuttosto come formare i giovani alla libertà, intesa in senso cristiano”. Tale preoccupazione si riscontra anche negli scritti di questo periodo, in particolare nei due Schemi di discussione di un programma di ricostruzione e propaganda di ispirazione cristiana per la società futura. Nella sacrestia della chiesa della Pace è conservato il calice donato dalle Fiamme Verdi a P. Rinaldini con l’iscrizione dettata e fatta incidere da Teresio: “Al Dio della pace e degli eserciti ricorda le catacombe di Brescia”.