Old Cinema: "Un anno di sogni e di stelle per la città"
Entra nel vivo della sua proposta "Old Cinema" con un doppio appuntamento: alle 16.30 in Loggia con "Un tè con l'artista" e stasera alle 21,15 al teatro S. Afra, ospiti i fratelli Avati
Dotti, cos’è Old Cinema e perché quest’anno è stata scelta Brescia?
Old Cinema è un progetto che crea un percorso spazio/temporale fra cinema, arte, fotografia e architettura: una composizione dinamica che sintetizza il concetto di creazione artistica a tutto campo, sono quindi in programma mostre, workshop masterclass e proiezioni nei luoghi autorizzati della città come Brixia romana, solo per fare un esempio. E’ stata scelta Brescia perché ho voluto fortemente, essendo io bresciano, che fosse fatto qui per fornire anche un contributo a un mini-progetto trasversale che sposa eventi, innovazioni, generando opportunità di turismo e occasioni speciali di aggregazione del pubblico. Partiamo oggi pomeriggio alle 16.30 con "Un tè con l'artista" e stasera alle 21,15 al teatro S. Afra, ospiti i fratelli Avati.
C’è un tema che caratterizza la rassegna? Un “fil rouge” che lega i vari appuntamenti…
Certo. Brescia è stata - per numero di abitanti in rapporto con le dimensioni del territorio - la città con più cinematografi in centro, erano ben 18. Questo avveniva negli anni Sessanta del ‘900: quasi tutte queste sale oggi sono sparite. Direi tutte. C’è quindi un discorso di fondo, nell’ambito del progetto, che verte sul recupero architettonico, da qui la decisione di avviare una partnership con il politecnico di Milano che curerà proprio la parte tecnica approntando uno studio in università – che dura un anno – finalizzato al recupero di questi luoghi: un concetto che verrà portato anche in altre città.
Abbiamo fatto accenno all’innovazione digitale e alla creazione di nuovi formati…
Spiegare in poche parole il progetto legato a queste app brevettate non è semplice. Posso dire che l’utente, con un’app - governata da un algoritmo – che gli forniremo, puntando una mia fotografia si metterà automaticamente in contatto con migliaia e migliaia di persone, le quali, a loro volta, potranno fare da moltiplicatore: da qui la realtà aumentata. Detto così il procedimento è molto semplice, forse non chiaro, per questo invito la cittadinanza a scoprire tutti gli eventi programmati nel corso dell’anno. In occasione della conferenza stampa di presentazione del 24 novembre scorso, ospite Walter Veltroni, dissi che avrei procurato, mese su mese, un anno di sogni e di stelle per Brescia. Cominciamo con un botto: abbiamo qui i fratelli Avati che credo rappresentino una parte importante della storia del cinema italiano.
Terminiamo quest’intervista proprio con gli ospiti. Sui media locali abbiamo letto dell’arrivo in città di grandi nomi. Per quanto riguarda gli ospiti, quindi, e gli appuntamenti, può anticipare qualcosa?
Le date sono quasi tutte soggette a conferma, questi artisti hanno dei calendari, delle agende, con prenotazioni semestrali… fino a 10, 20 giorni prima non assicurano la loro presenza in quella data precisa. In ogni modo, a tempo debito, forniremo con precisione luoghi e date. Intanto posso dire che il 22 sarà nostro ospite Massimo Cacciari alla Laba, poi, mescolando un po’ le carte in modo da creare aspettativa, avremo Giordano Bruno Guerri che presenterà un filmato realizzato da Gabriele D’Annunzio, ci sarà quindi Giuliano Montaldo, Abel Ferrara, in questo caso ci aspettiamo grandi cose perché faremo una masterclass portandolo in giro per la città, metropolitana compresa, per vedere in che modo un visionario, qual è Abel, trasformerebbe Brescia. Conferme di massima sono giunte da Ken Loach, dall’archistar Mario Botta – che si confronterà con gli architetti bresciani per capire cosa fare per poter restaurare almeno una delle sale cinematografiche della città. Ci saranno molti altri ospiti, come Verdone, Gassman per fare qualche esempio e qui mi fermo, ma non prima di aver sottolineato il grande apporto che ci sta dando l’Acec, bresciana e non, mettendo a disposizione questa sala cinematografica appena restaurata (la Sala della Comunità di Sant’Afra ndr), in zona centrale. Ormai le uniche sale cinematografiche disponibili in centro sono quelle delle parrocchie. Al di là del discorso “cattolico” o meno, resta il fatto che la memoria dalla quale bisogna partire per andare avanti, anche verso l’innovazione, trova le fondamenta in questo tipo di situazioni.
R. GUATTA CALDINI
01 feb 2016 00:00