Non cadere nella rete
Siamo di fronte a una società sempre “connessa”: gli adolescenti comunicano tramite chat con i genitori, che, spesso, non sono consapevoli dei rischi corsi dai figli in rete
Il ruolo della Polizia. “Abbiamo incontrato e continueremo a farlo 15mila studenti – afferma il questore Carmine Esposito –. In Internet le regole spesso non vengono rispettate: vengono, infatti, caricati contenuti inappropriati che mettono i più giovani alla mercé di molti rischi”. Purtroppo, però, molti di questi rischi non sono percepiti come tali. È costume, ad esempio, pensare di poter cancellare con un colpo di mouse immagini e contenuti, che invece restano “immortali” anche a distanza di tempo. Nel caso della Polizia, sul territorio provinciale e nazionale Domenico Geracitano porta avanti con entusiasmo e passione la sua “battaglia” per un utilizzo più consapevole di internet. Autore tra l’altro di “Internet un nuovo mondo: costruiamolo”, il volume nato per aiutare i genitori ad accompagnare i figli nella scoperta di internet, delle sue potenzialità ma anche dei rischi che vanno conosciuti per essere affrontati, Geracitano gira nelle scuole e nelle parrocchie. Se i genitori sono degli “immigrati digitali”, i figli sono dei nativi digitali: utilizzano con facilità gli strumenti tecnologici, ma non hanno la consapevolezza di quello che hanno tra le mani.
I dati. Secondo una recente ricerca realizzata da Sos Il Telefono Azzurro in collaborazione con Doxakid emerge che siamo di fronte a una società sempre “connessa”: gli adolescenti comunicano tramite chat con i genitori, che, spesso, non sono consapevoli dei rischi corsi dai figli in rete. L’indagine “Tempo del web. Adolescenti e genitori online” offre un’immagine chiara dalla quale non si può più prescindere soprattutto quando si cercano nuovi modelli educativi. Il 17% dei ragazzi intervistati dichiara di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 4 è sempre online, quasi 1 su 2 si connette più volte al giorno, 1 su 5 si sveglia durante la notte per controllare il cellulare. Quasi 4 su 5 chattano continuamente su WhatsApp. Uno su 2 dichiara di essersi iscritto a Facebook prima dei 13 anni, mentre il 71% riceve uno smartphone a 11 anni, prima delle chiavi di casa che arrivano a 12. Il 73% dei ragazzi dichiara di frequentare costantemente siti pornografici.
Il cyberbullismo. L’ultimo episodio di cronaca è arrivato da Podernone ma è solo uno dei tanti. “Fare rete per entrare in rete”. E questo lo slogan portato avanti dalla Polizia di Stato con progetti di prossimità. “Cerchiamo di stare vicino ai ragazzi e alle famiglie – ha commentato Geracitano, ospite a Tv2000 del programma “Bel tempo si spera” – di fare rete per entrare nella rete della legalità. Se ognuno di noi fa qualcosa, come diceva don Pino Puglisi, allora si può fare molto. I ragazzi vogliono mettersi in mostra, perché non farlo per fare del bene?”. Resta il tema educativo. “Quando regaliamo uno smartphone non offriamo spiegazioni, mentre per assurdo quando regaliamo una bicicletta a un bambino aspettiamo che raggiunga il giusto equilibrio per togliere le rotelle... Regaliamo – conclude Geracitano – un’identità virtuale dove i nostri figli costruiscono la loro web reputation. Si accorgeranno che mettersi in mostra con una fotografia li renderà prigionieri della stessa fotografia...”.
LUCIANO ZANARDINI
18 feb 2016 00:00