"Nasser. Da Clandestino a cittadino"
Redattore del settimanale diocesano di Brescia La Voce del Popolo, Luciano Zanardini è l'autore di "Nasser. Da Clandestino a cittadino". Una testimonianza di vita e di speranza, che riesce a raccontare, senza ipocrisia e lontano da posizioni ideologiche, il tema dell’immigrazione e dei problemi ad esso connessi. Ne abbiamo parlato con l'autore
Come nasce l’idea di questo libro?
Da un incontro con Nasser e dal desiderio di voler raccontare una storia positiva, una storia di speranza. Anche nelle difficoltà, il protagonista non cede allo sconforto e, forte anche della sua fede, non smette mai di perseverare.
L’arrivo del protagonista in Italia coincise con gli anni in cui le forze anti-immigrazioniste come la Lega prendevano piede nel territorio. Cosa significava in quel periodo essere uno straniero, un clandestino? E oggi?
Non è mai facile essere guardati con sospetto. E Nasser l’ha sperimentato anche nel suo periodo in Valle Camonica. Diciamo che anche le comunità hanno faticato e faticano ancora oggi a leggere con lo spirito dell’accoglienza il fenomeno migratorio. Molti, come Nasser, fuggono da situazioni di povertà o dalla guerra: chi siamo noi per impedire loro di avere un’alternativa?
Per il protagonista quanto è stata importante la regolarizzazione da parte delle autorità italiane?
La regolarizzazione gli ha permesso di poter coltivare il suo sogno di un futuro diverso, di realizzarsi in Italia e di dare lavoro. Per tutti è stato “Mimmo”, il nome scelto dagli italiani; oggi, invece, ritorna con questo libro ad essere Nasser.
Il tema dell’incontro con l’altro, con una mano amica, accompagna il lettore in ogni pagina…
È molto bella l’amicizia che Nasser instaura con Piero, un ristoratore all’apparenza burbero ma che poi apre il suo cuore all’altro e condivide la cosa per lui più importante: il culto del lavoro.
Per un “Nasser” che riesce a realizzare il suo sogno, ce ne sono altri 1000 che non riescono a raggiungere la “meta”. Cosa bisogna cambiare?
Difficile pensare che l’Italia possa reggere da sola l’urto, l’Europa deve senza dubbio recitare un ruolo da protagonista. Ma prima di questo, abbiamo noi cittadini il dovere dell’accoglienza. Ognuno deve fare la sua parte.
ROMANO GUATTA CALDINI
27 apr 2015 00:00