Memorie d'istanti
Appuntamento con la mostra personale “Memorie d'istanti” di La Chigi, con testo critico di Margaret Sgarra, a Brescia, a Bunkervik. Il rifugio delle idee, dal 22 al 30 aprile.
L’esposizione, concepita espressamente per gli spazi di Bunkervik, ex rifugio antiaereo, con installazioni (visive e sonore), oggetti e ready made e opere di arte relazionale, racconta la casa intesa come contenitore di storie infinite, uno spazio di possibilità e narrazione, in un momento storico senza precedenti, una riflessione sugli spazi della nostra Vita e sulle relazioni sociali e comunitarie allo scopo di recuperare piccole storie individuali e fare memoria, elaborando così collettivamente la paura, che ci ha unito ma che abbiamo sperimentato separati e distanti gli uni dagli altri. Come scrive infatti la critica d’arte Margaret Sgarra nel testo della mostra: “[...] Conservare la memoria è lasciare una traccia, un qualcosa di sé, degli altri, un dettaglio apparentemente insignificante di una narrazione, per fare sì che chi verrà possa usufruirne al fine di rendere migliore il proprio tempo e non ripetere gli stessi errori. L’arte, in questa chiave di lettura, diviene uno strumento di riflessione, un veicolo per immaginare, proteggere e divulgare. [...]”.
L’esposizione mette in relazione due spazi e la loro trasformazione nel tempo per ragioni storiche e contingenti, la Casa, intesa sia come spazio domestico che interiore, rifugio individuale, e Bunkervik, rifugio antiareo, chiamato bunker, rifugio collettivo oggi spazio espositivo, a sua volta in dialogo con il suo quartiere, in una dialettica tra interno ed esterno, tra passato e presente, tra memorie e storie differenti. Apre l’esposizione Cartoline da Janas, che come spiega la critica d’arte Margaret Sgarra, «un archivio di 90 cartoline riportanti le immagini di una serie di opere dal titolo comune Janas che hanno il format dei contenitori metallici. Le scatolette di alluminio che originariamente conservano al loro interno del prezioso cibo, attraverso la tecnica dell’assemblaggio, diventano una rappresentazione del mondo in cui viviamo e abbiamo vissuto durante il lockdown. La metaforica (ri)costruzione della nostra società (reale o utopica) ha una funzione terapeutica per l’artista, è un modo per (ri)ordinare quello che succede e comprendere gli altri. [...] Si tratta di metafore racchiuse dentro ipotetici luoghi. [...]», correlativi oggettivi di sentimenti ironici, surreali e apparentemente leggeri, non più in presa diretta, ma come memorie d’istanti, momenti passati che possiamo ora mettere in dialogo tra loro e con lo spazio, con le scritte sui muri, lasciate dai precedenti “abitanti” dello spazio di Bunkervik riportato alla sua funzione originaria di spazio dove le storie e le paure individuali sono condivise collettivamente.