Jekyll e l’ambiguità dell’animo
Lo spettacolo in scena al Sociale sino al 10 febbraio. Il drammaturgo Sinisi rilegge il noto romanzo di Stevenson del 1886
Analisi del male, ambiguità dell’animo umano, dramma dell’identità e tagliente contemporaneità. Sono questi gli ingredienti che danno vita a “Jekyll”, la settima produzione del Ctb, inserita nella stagione di prosa 2018/2019. Lo spettacolo, che ha debuttato sul palco del Teatro Sociale lo scorso 29 gennaio, dove resterà in scena fino al 10 febbraio.
Stevenson. La storia è quella di Henry Jekyll, protagonista de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, celebre romanzo del 1886 di Stevenson. Ricco filantropo e uomo di raziocinio, egli anela alla costruzione di una “Cittadella dell’Umanesimo”, dove i bisognosi possano beneficiare di istruzione, cura e assistenza gratuita. Ma una serie di cruenti omicidi ad opera della misteriosa figura di Mister Hyde ostacola il suo progetto. I temi del romanzo vengono riletti dal drammaturgo Fabrizio Sinisi in chiave di tragedia contemporanea, dove Jekyll è dipinto come metafora di un presente estraniato. “Credo che oggi più che mai il desiderio di superare le barriere dell’umano sia una delle immagini più fedeli dell’uomo: perseguitato dall’immagine di sé, curvo nel proprio specchio, tormentato dal proprio riflesso, costretto a guardare a se stesso come a un mistero pieno di vertigine”. Spinto dal desiderio di scindere bene e male, il suo esperimento fallisce ricadendo su di lui. Jekyll diviene allora “un mito che rivela come la natura umana sia abitata da una contraddizione che non può essere né evitata né risolta”.
Maschere. Ventotto maschere per sette attori che hanno sempre il volto celato. Solo Mister Hyde, “rivelando la sua natura perversa e inafferrabile – commenta il regista Daniele Salvo – si permette di essere se stesso”. Di un mondo reale in cui “i nostri giorni sono divorati dall’affermazione dell’Io – continua il regista – un Io tranquillizzante e fittizio che ci illude di essere liberi”, gli attori mettono in scena uno spettacolo in cui buio, ambiguità, specchi e allucinazioni portano a chiedersi: “Cosa siamo noi? Forse solo un’illusione”. A interpretare Jekyll è l’attore bresciano Luca Micheletti, che torna ad affrontare il tema della metamorfosi, questa volta di ordine spirituale. Ad accompagnarlo, un cast d’eccellenza composto da Carlo Valli, Gianluigi Fogacci, Alfonso Veneroso, Selene Gandini, Simone Ciampi, Elio D’Alessandro. Giovedì 7, al fine di approfondire le tematiche dello spettacolo, nel foyer del Sociale è previsto un intervento dello storico dell’arte Valerio Terraroli su “Identità e alterità nelle arti figurative europee tra XIX e XX secolo”; seguirà una conversazione con l’attore Luca Micheletti.