Mazzolari-Milani: Vangelo nelle lettere
Tra il 1949 e il 1958 si colloca lo scambio epistolare tra il sacerdote, scrittore e giornalista, della Bassa lombarda, e il prete-insegnante, parroco nel Mugello, del quale si ricordano i 50 anni della morte. Nel nuovo numero della rivista della Fondazione Mazzolari vengono riproposti i testi, con il commento della storica Mariangela Maraviglia
“Caro don Lorenzo, sono arrivato all’ultimo capitolo delle ‘Esperienze pastorali’ e non so attendere la fine perché la voglia di buttarti le braccia al collo è incontenibile. È uno dei più vivi e completi documenti di sociologia religiosa. Il clero italiano ti deve essere riconoscente”. Don Primo Mazzolari (1890-1959) scrive a don Lorenzo Milani (1923-1967): è il 22 maggio 1958, e la lettera viaggia dalla canonica di Bozzolo, nella Bassa lombarda, a Barbiana, entroterra fiorentino.
Il parroco “di campagna”, come amava definirsi l’arciprete-scrittore, si confida con il parroco-educatore, più giovane di 33 anni. Tra i due preti di frontiera si sviluppa, nel corso di un decennio, uno scambio epistolare che viene ora in parte ripubblicato e commentato nel nuovo numero della rivista storica “Impegno”, presentata sabato 8 aprile, a Bozzolo, nell’ambito del convegno annuale della Fondazione Mazzolari.
Cinquantenario della morte di Milani
L’iniziativa di “Impegno” si colloca nelle celebrazioni per i cinquant’anni della morte di don Lorenzo Milani, avvenuta il 26 giugno 1967. Mariangela Maraviglia, storica, studiosa di entrambe le figure sacerdotali, componente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari, spiega, nella rivista, che il carteggio intercorso tra questi presbiteri non è nuovo.
Esso, però, è di particolare interesse perché mette in luce alcuni aspetti delle due personalità, “diverse per età, estrazione sociale, cultura, percorso ecclesiastico”, eppure accomunate da “non poche opzioni fondamentali”: “l’assunzione radicale del messaggio evangelico nella propria esperienza personale e pastorale”; la “forte percezione dell’urgenza dell’azione cristiana”, rifuggendo da “visioni astratte e spiritualistiche”; la volontà di offrire “la parola ai poveri”, declinata “come giustizia in entrambi, con attenzione speciale alla cultura in Milani”; la “forte critica ad atteggiamenti e impostazioni ecclesiali e politiche considerate sorde alle esigenze degli ultimi”.
“Esigenze di profondo rinnovamento”
Sono precisamente sette le lettere di Milani e cinque di Mazzolari, intercorse tra il 1949 e il 1958, “integrate da scritti e articoli che da quel rapporto nascevano”. Tra questi, due articoli di Milani accolti nel quindicinale mazzolariano “Adesso”, e la recensione mazzolariana al volume “Esperienze pastorali”, cui si è già fatto riferimento. La professoressa Maraviglia osserva che la corrispondenza e gli articoli “testimoniano un contatto sporadico ma non casuale.
Le due personalità riconobbero nell’altra elementi di consonanza con le proprie aspirazioni evangeliche ed ecclesiali”, e si offrirono reciprocamente “attenzione, sostegno e collaborazione in un tempo della Chiesa italiana segnato dalla volontà pervicace di controllare e ricondurre a rassicurante uniformità quelle voci che, come le loro, esprimevano esigenze di profondo rinnovamento”.
“Pagina di un bel cuore sacerdotale…”
La prima delle lettere, conservate nell’archivio della Fondazione a Bozzolo (provincia di Mantova, diocesi di Cremona), è datata 23 novembre 1949. Mazzolari annuncia a Milani la pubblicazione sul battagliero quindicinale “Adesso” di un suo articolo intitolato “Franco, perdonaci tutti: comunisti, industriali, preti”. Don Mazzolari commenta: “È proprio la pagina di un bel cuore sacerdotale, intonata perfettamente con lo spirito del nostro foglio. Dico nostro perché spero che tu lo senta vicino, nella tua angoscia di carità sacerdotale”.
Nella risposta, proveniente da Barbiana, Milani ringrazia anche per “Impegno con Cristo”, uno dei titoli più noti di Mazzolari, “che lessi con passione quand’ero neofita. Da allora… ho seguitato a considerare lei come un amico d’infanzia. Che Dio le renda merito d’ogni cosa”. Nel 1951 “Adesso” deve temporaneamente sospendere le pubblicazioni per un intervento dell’autorità ecclesiastica, e il giovane prete scrive al parroco cremonese parole piuttosto dure: “Caro don Primo, m’è dispiaciuto molto che ‘Adesso’ abbia chiuso. Non tanto per lui e per lei, quanto per il pensiero della figura canina che ci facciamo noi cattolici. Si vede che il buon Dio non considera ancora matura la Chiesa per affidarle la costruzione del suo Regno”.
Un atto d’amore verso la Chiesa
Maraviglia osserva ancora: “Non mancavano le divergenze di sensibilità e di valutazione tra le due personalità, a partire dall’importanza essenziale attribuita alla scuola da parte di don Milani rispetto a un più tradizionale ‘specifico sacerdotale’ assunto e vissuto da Mazzolari nella sua vicenda pastorale”. Quando invece la “Civiltà cattolica” commenta duramente “Esperienze pastorali”, Mazzolari il 24 settembre ’58 prende carta e penna e manda a dire all’autore: “Misuro il tuo dispiacere da esperienze consimili ripetute più e più volte, e vorrei che tu mi sentissi vicino, paterno amico, anche se non so dirti una parola”. Qui l’invito a immergersi in “un bagno di umiltà, un atto di fede oltre gli uomini” che “aspettano da te conferma del tuo amore verso la Chiesa”.