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Brescia
19 nov 2022 15:13

Il fuoco della filosofia

Martedì 22 novembre alle 18 presso la Libreria Paoline viene presentato il libro di Giovanni Formichella "Il fuoco della filosofia"

Martedì 22 novembre alle 18 presso la Libreria Paoline di via Gabriele Rosa a Brescia viene presentato il libro di Giovanni Formichella "Il fuoco della filosofia" (edizioni Mimesis). Oltre all'autore, intervengono Michele Busi e madre Eliana Zanoletti. Formichella, docente di filosofia, collabora con il nostro settimanale.

Di seguito la presentazione del volume curata da Michele Busi pubblicata su Voce.

“Essere uomini significa vivere nell’inquietudine, desiderare di sapere, avere sempre fame di conoscenza, quindi essere filosofi”.
Con questa premessa Giovanni Formichella ci conduce, nel suo bel “Il fuoco della filosofia” (Mimesis, Milano-Udine 2022, euro 14) alle questioni essenziali dell’uomo di oggi e di sempre, mostrando come queste siano state affrontate da alcuni pensatori: alcuni si sono fermati al limite dell’esperienza sensibile e su questo hanno costruito la propria visione del mondo, altri hanno volto lo sguardo a ciò che oltrepassa il limite, a quell’oltre che da senso alla nostra vita.
Il percorso filosofico nasce dalla meraviglia, che ci spinge a vedere il mondo con occhi nuovi; per utilizzare le parole di Pavel Florenskij, “essere filosofo significa percepire sempre la realtà come qualcosa di nuovo”.
L’autore ci conduce in questo itinerario anzitutto mostrando come alcuni pensatori, interro-gandosi sulla conoscenza umana, ne abbiamo ristretto gli ambiti alla sola dimensione della percezione della realtà sensibile, mentre altri, a partire da Platone, hanno sostenuto che il conoscere umano non si può chiudere nell’immediatezza, ma ha necessità di intravvedere ulteriori possibilità.
Un’altra questione concerne la realtà delle cose esistenti: questa realtà trova spiegazione in sé stessa, oppure c’è un senso dell’essere che va al di là del finito?
Anche qui nel corso della storia si sono presentate prospettive in una direzione o nell’altra, percorsi “chiusi” e percorsi “aperti”. Significativo come Antonio Rosmini (nella foto) faccia riflettere su due errori ricorrenti del pensiero: il primo è quello che non riesce a tenere in relazione l’unità e la molteplicità; il secondo è quello di una filosofia che si ferma al piano visibile del reale. Cruciale a questo riguardo è la questione dell’essere umano stesso. Per comprenderla appieno occorre allargare lo sguardo oltre il visibile. E in questo percorso la guida illuminante è sant’Agostino, che nelle “Confessioni” mette a tema l’uomo stesso partendo da un’analisi della propria esistenza. Quella di Agostino “è un esempio di vera ricerca della verità. Essa è sempre curiosa, ricca di stupore, consapevole sia delle proprie mancanze sia delle proprie potenzialità, inquieta e de-siderosa di pervenire all’essenza della nostra natura” (p. 63).

È a questo punto che ci si confronta col tema della verità. Da un lato gran parte del pensiero contemporaneo che pone come orizzonte del proprio filosofare il ‘pensiero debole’, che esclude prospettive metafisiche, dall’altro il percorso della filosofia ‘aperta’, Essa, “nel suo essere autentico, poggia i piedi sul terreno del tempo, della storia, dele contingenze attuali, della finitezza con tutte le sue mancanze, ma, nello stesso tempo, con gli occhi dell’intelli-genza, guarda verso il cielo, brama la sapienza, vuole comprendere il tutto, la sua origine e il suo fine” (p. 81).


L’uomo contemporaneo ha bisogno di riprendere la strada ‘aperta’, che vada oltre il confine del finito, per questo motivo è necessario cercare di recuperare la ricerca filosofica autentica, che abbia come fine la verità e che sia intrinsecamente metafisica, proprio per rispondere alle mancanze dell’epoca attuale.

Alla luce di queste considerazioni, nel capitolo conclusivo l’autore ripropone alcune questioni cruciali del nostro tempo: siamo ancora capaci di meravigliarci di fronte al reale? Qual è la vera natura dell’essere umano? Siamo destinati a essere dominati dalla tecnica? È possibile fare ancora metafisica?

La conclusione è che “noi non siamo fatti solo per misurare la realtà in modo razionale, ma-tematico, scientifico, ma siamo fatti, intrinsecamente, anche per comprendere a fondo gli strati profondi dell’essere, per intuire, per amare ciò che conosciamo: non siamo solo animali ra-zionali, ma siamo anche esseri spirituali” (p. 139).
Siamo dei ‘frontalieri’: conosciamo i limiti del mondo finito, ma abbiamo anche la capacità di guardare alla trascendenza dell’infinito


19 nov 2022 15:13