Il canto invisibile
Le Suore operaie della Santa Casa di Nazareth portano in scena, sul palco del teatro Agorà di Ospitaletto, uno spettacolo dedicato alle donne
Il regista. “Quando inizi a scrivere un musical è sempre così. Hai davanti un foglio bianco, in mano una biro che sembra pesantissima ed in testa – scrive il regista – un mucchio di domande, ma nessuna risposta!.Di che argomento dobbiamo parlare? Che taglio dare allo spettacolo? Chi sono i nostri destinatari? Meglio fare ridere o usare le “lacrimucce” per stimolare la riflessione? E via con una serie di domande che sembrano essere fatte in modo che per ogni risposta che pensi di avere trovato, se ne generano molte altre. E poi ti devi anche preoccupare che il musical abbia una certa valenza artistica, che il pubblico lo capisca, che sia bello da vedere, che sia d’aiuto per le persone…. E tu ti arrovelli come un matto alla ricerca di un’idea.
L’intuizione. Certo, tutti i registi, chi più chi meno, si sono trovati davanti a un vuoto creativo, un vuoto che però, poi, viene colmato da un’intuizione, da una voce. Nel caso del regista de “Il canto invisibile” è arrivata, in suo aiuto, una voce speciale: “Poi ascolti un’omelia di Papa Francesco che ti dice senza mezzi termini che non devi stare lì a ‘pettinare le tue pecorelle’, ma uscire in cerca delle altre...”, scrive Gelatti.
Le storie. Altre voci e altre storie: “Una Madre Maestra ti racconta di come essere donna sia un dono grande che a volte però fa fatica ad essere riconosciuto…Una sera una bellissima sorellina con il velo blu ti racconta la storia di una ragazza che si è tolta la vita. E ti dice che dovremmo parlare a tutte quelle come lei, a tutti quelli che sono così soli, tristi e provati che non vogliono più vivere... E allora con questo tarlo che ti gira in testa cerchi di trovare un’idea che ti aiuti ad inventare qualcosa che ti permetta di stare loro vicino…
Così continui a inventarti sceneggiature fino al momento in cui capisci che stai guardando la cosa da una prospettiva sbagliata. Capisci che quello che ti serve è già tutto lì, ma non nella tua testa, non nelle tue capacità artistiche, ma è già scritto nella vita vera. E allora decidi che ciò che mostrerai al pubblico sarà la storia vera del coraggio di quelle donne ‘normali’, di quelle donne che vivono in mezzo a tutti noi e affrontano ogni giorno quello che l’alba manderà loro.
Allora sì che diventa tutto facile… basta parlare con alcune di loro e farsi raccontare le loro storie per scoprire che devi solo dare musica e parole alla forza profonda del ‘canto invisibile’ che le attraversa tutte”.
ALESSIO BRAGA
28 nov 2015 00:00