I robot tra nobiltà e dignità del lavoro
Prendono avvio le iniziative promosse dalla Confraternita dei Santi Faustino e Giovita, per la solennità dei Patroni. Una riflessione a partire da S. Benedetto
Prende il via in questo fine settimana il programma delle iniziative che la confraternita dei Santi Faustini e Giovita ha messo a punto per l’edizione 2020 delle feste patronali. Il tema scelto è “...Et labora dignità e nobiltà del lavoro in un futuro di robot”, un tema caro anche a Paolo VI, figlio di una terra in cui il lavoro costituisce il tratto peculiare e distintivo di quel connotato antropologico indefinibile che amiamo chiamare brescianità. Ne aveva osservato e sperimentato a Milano da arcivescovo il rapido e profondo mutarsi, in una metropoli decisa con fatica e determinazione a voltar pagina e ad uscire dai traumi della guerra. Lo angustiavano, del rapido trasformarsi del lavoro, l’indeterminatezza degli approdi del suo mutare e l’inconsapevolezza e la sottovalutazione del fenomeno sulla scena di quegli anni da parte dei protagonisti di una così rapida trasformazione. Anche per offrire ai padri conciliari e al mondo, che della grande storica assise attendeva con trepidazione gli orientamenti e le indicazioni, ecco allora, oltre ai suoi numerosi interventi definibili come un puntuale magistero sul lavoro, l’intuizione profetica, che si ispirava ad una sua giovanile esperienza di spiritualità benedettina vissuta a Chiari, di proclamare san Benedetto, il santo della dignità del lavoro, patrono d’Europa.
Quell’invito “Prega, lavora, studia e non abbatterti, perché potrai guardare al futuro con fiducia”, non era, come solitamente si intende, esclusivamente riferito ai monaci. L’esortazione di Benedetto è rivolta all’uomo del suo tempo; ma non solo, di fatto interpella e coinvolge l’uomo di ogni tempo. Opportunamente aggiornata e convenientemente declinata ha costituito un riferimento per le generazioni che nei secoli hanno costruito quella che viene definita la “civiltà europea”. Attraverso lotte e fatiche, successi e sconfitte, l’affermazione della dignità del lavoro da un lato, dall’altro una sempre più definita attenzione riservata ai diritti del lavoratore, hanno progressivamente conseguito nel tempo innegabili traguardi, fino all’ultima battaglia, quella della parità di genere nel riconoscimento del lavoro femminile e nell’avvio dell’attribuzione alla donna che lavora della parità di salario a parità di mansioni. Sono conquiste della modernità, visibili nei caratteri della nostra convivenza europea, ma rilevabili ancor più in un preciso connotato della realtà bresciana.
Il tutto in una dinamica rapida fino al disorientamento, che costringe sempre più ad accettare nuove sfide, la più complessa delle quali è proprio quella del cambiamento. Agricoltura, industria, terziario: nessun settore sfugge alle dinamiche cogenti e ineludibili della rivoluzione 4.0, dell’intelligenza artificiale pervasiva, dell’internet delle cose, dell’ecosistema dei robot. In tali contesti quale spazio resta alla persona umana, nella sua irriducibile condizione antropologica? È questa, insieme a tante altre, la domanda che la Confraternita dei Santa Faustino e Giovita si è posta per l’edizione 2020 delle manifestazioni in vista della solennità dei Santi Patroni. Domande che s’impongono perché si avverte, in questo tempo travagliato dalla nascita del nuovo, l’“esigenza di trascendente”. Domande a cui cercano di offrire una risposta anche i primi appuntamenti del programma, a partire dalla conferenza “Un cuore vivo che soffre”in programma al Chiostro di San Giovanni alle 20.30 di sabato 1 febbraio. Il cardiologo Franco Serafini, autore del volume “Un cardiologo visita Gesù”, presenterà come i miracoli eucaristici siano stati oggetto di sofisticate indagini scientifiche, con le migliori tecnologie applicate, come in una scena del crimine, su ostie consacrate che apparentemente hanno sanguinato”. Domenica 2 febbraio, nella chiesa di S.Maria del Carmine, alle 15.30, verrà inaugurata “I miracoli eucaristici: segni per la fede”, mostra internazionale realizzata dal giovane Servo di Dio Carlo Acutis.