Guareschi: una "coscienza" capace di guardare oltre
Ha preso il via giovedì 9 aprile il Mese letterario, la rassegna culturale organizzata dalla Fondazione San Benedetto. Giorgio Vittadini ed Egidio Bandini hanno presentato, sotto un aspetto inedito, l'opera di Guareschi
Un filmato ha preceduto l’intervento di Giorgio Vittadini, professore di statistica metodologica alla Bicocca di Milano e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, sviluppando un confronto fra Guareschi e Enzo Jannacci. Entrambi dotati di una “coscienza” che gli permetteva di vedere le “periferie esistenziali” alle quali noi non siamo in grado di accedere, come ha sottolineato Vittadini. Caratteristica fondamentale di questa “coscienza” è la libertà ed è anche questo che rende Guareschi l’autore più tradotto al mondo, in tutta la sua modernità.
Don Camillo e Peppone non erano che pretesti per dar voce alla “coscienza”, rappresentata dalla voce del Cristo. I veri protagonisti erano i personaggi del suo Mondo Piccolo, come il Bigio, lo Smilzo, uomini umili ai quali Guareschi lascia sempre la speranza di potersi riscattare. “Un uomo, seppur ridotto in miseria, non rinuncia ad essere tale ed è ciò che contraddistingue l’opera di Guareschi” ha sottolineato Egidio Bandini, giornalista e condirettore del nuovo quindicinale Candido.
Nei 346 racconti di Mondo Piccolo emerge sempre un fondo di tristezza. E’ questa la tesi di Vittadini. Guareschi è un autore “triste” poiché ha uno sguardo sull’umano che gli permette di leggere i limiti dell’uomo sottomesso da un’ideologia, dai soldi, dal successo. “Guareschi fece della propria vita una testimonianza – ha spiegato Vittadini - un uomo che ha preferito il carcere al processo” (chiaro il riferimento all’affaire “De Gasperi” ndr). “La critica italiana non ha saputo capire la grandezza di Guareschi – ha concluso Vittadini – e la sua lotta contro le ideologie non è stata capita”.
L.L.
14 apr 2015 00:00