Festival della brescianità
Un alito di vita per il dialetto bresciano che si offre, in questo Festival della brescianità, lo strumento di ieri per restituire una scottante immagine del presente. Il titolo scelto per quest’anno è “Slümà, palpà, creelà”, ovvero: guardare con occhio attento e preciso, toccare con mano per poi, infine, crivellare al fine di ritenere ciò che di importante e valido si può trasmettere
Torna sulla scena la nuova edizione del Festival della Brescianità allo spazio MO.CA dall'1 al 9 marzo con due produzioni in debutto proprio per l’occasione.
Il Festival ha radici lontane e ben consolidate: nasce dall’intuizione di Mons. Antonio Fappani, recentemente scomparso, infaticabile promotore di cultura bresciana, e dell’allora Sindaco della città Sen. Paolo Corsini.
La scelta fu di portare in scena ciò che in quel momento offriva in campo teatrale il dialetto.
La scoperta si rivelò al contempo dolce e amara: il pubblico dimostrava con la sua presenza la voglia di riconoscersi in una lingua che ormai stava sparendo e che invece una pletora di compagnie amatoriali, senza troppo riguardo, scimmiottavano, rovinandolo, il nostro dialetto.
Ragione che impose una sostanziale deviazione: non più spettacoli di compagnie amatoriali, bensì uno studio e una ricerca su quanto di sostanziale storicamente ha offerto il nostro dialetto e un impegno nella produzione ex-novo di testi storici che, affidati a registi e attori professionisti, riprendevano nuova vita.
“Grazie alla ricerca storica e lo sforzo produttivo e soprattutto all’ausilio dei grandi maestri come Giannetto Valzelli e Pietro Gibellini, abbiamo aperto così una strada anche a nuove figure drammaturgiche che, servendosi degli strumenti di ieri, fornissero una bruciante immagine dell’oggi;
scavare una nuova ampiezza negli orizzonti culturali attraverso l’humilitas della parola.
Il festival sin dall’inizio è stato dedicato a Renzo Bresciani, giornalista, scrittore, autore teatrale e realizzatore tra l’altro dello studio per la Treccani-Morcelliana sul nostro dialetto nei volumi sulla Storia di Brescia.
Oggi più che mai è necessario riscoprire e rinsaldare i legami con le proprie radici per arrivare ad un confronto ormai globalizzato, consci del proprio essere, della propria storia, del proprio vissuto.” racconta Paolo Peli, direttore del Festival della Brescianità.
Il titolo scelto per quest’anno è “Slümà, palpà, creelà”, ovvero: guardare con occhio attento e preciso, toccare con mano per poi, infine, crivellare al fine di ritenere ciò che di importante e valido si può trasmettere. "Il futuro degli spettacoli scelti per debuttare in prima nazionale in occasione del Festival della Brescianità, come “A-mur” di Armando Azzinie “La Madòna de la nef” di Giuseppe Marchetti, sarà quello delle repliche in provincia e non solo e del contatto con le scuole; l’dea di avvicinare i giovani degli Istituti ad un linguaggio che sempre meno sentono come quotidiano, offrendo loro temi e argomentazioni nuove, è per noi motivo avventuroso di stimolo". Il progetto è promosso da Associazione Culturale “SR”, storicamente l'ente organizzatore del Festival e Residenza IDRA, punto di riferimento bresciano del teatro contemporaneo.