Due amici nell'Amico
“Ci legava una dolce amicizia. L’epistolario tra madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo e don Piero Ferrari” è il libro di Angelo Onger che viene presentato, giovedì 26 gennaio alle 18 presso il Centro pastorale Paolo VI. Sarà presente anche il vescovo Monari che ha curato la prefazione
Saremo giudicati sulla base dell’amore. E sulla scorta di quanto abbiamo saputo avvicinarci a tutti gli uomini riconoscendo in ognuno di loro il Verbo Incarnato. È questa la grande eredità spirituale che interroga il lettore davanti alle 365 pagine del libro “Ci legava una dolce amicizia. L’epistolario tra madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo e don Piero Ferrari”. Madre Giovanna Francesca dello Spirito Santo (1888-1984) e don Piero Ferrari (1929-2011) sono due figure carismatiche e profondamente spirituali. Hanno condiviso la Parola e la vita. La loro amicizia è stata un sacramento. Si sono sostenuti a vicenda e, soprattutto, hanno promosso opere di bene. L’autore, Angelo Onger, presenta in maniera dettagliata le due biografie e il loro lungo rapporto epistolare. Erano prossimi l’uno dell’altro, perché condividevano una fede radicata nell’amore trinitario e nella missione. Madre Giovanna ha saputo leggere il cambiamento. Attingeva al Vangelo, come ha scritto nella prefazione al volume mons. Monari, contemplava la Trinità e da questa esperienza raggiungeva il desiderio di essere espressione dell’amore di Dio nel mondo: “È di queste persone che abbiamo un immenso bisogno oggi: persone che siano contemporaneamente innamorate di Dio e capaci di accostare il vissuto contemporaneo”. Ha avuto il merito di fondare la Congregazione delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato. L’Istituto prende nome e auspicio dal Verbo Incarnato, incarnato nel mondo e nella storia. La missione è l’amore. Quasi una profezia dell’Evangelii Gaudium. Nelle lettere alle Figlie il tema della missione ritorna spesso. “Siccome il Regno di Dio è aperto a tutti facciamo fulcro del nostro apostolato la parola del Vangelo: ‘Va’ per le piazze, per le vie della città e conduci poveri, storpi, ciechi e zoppi’”.
La congregazione è una risposta alla vocazione. Madre Giovanna (al secolo Luisa Ferrari), di cui è in corso il processo di canonizzazione, ha cercato di promuovere un nuovo modo di vivere l’impegno cristiano, nella totale consacrazione a Dio, secondo la spiritualità francescana e con una forte connotazione missionaria dinamica. Negli anni Sessanta invocava la necessità di una profonda conversione spirituale. Per “restare vicini a Dio”, bisogna sviluppare un rapporto personale e immediato. Anche don Piero Ferrari coltivava la medesima passione: era determinato, sottolinea Monari, a vivere il Vangelo nella radicalità. Non a caso madre Giovanna aveva individuato in don Piero la persona più adatta per il progetto di un ramo maschile della Congregazione. Non è successo, ma dal loro rapporto spirituale hanno saputo trarne beneficio entrambi. Nelle loro lettere, raccolte nell’ultima parte del testo, don Piero la definisce una mistica del XX secolo e arriva più volte a dire che, per lui, “andare da lei significava abbeverarsi alla fonte”. Nella loro testimonianza cristiana sapevano coniugare Marta con Maria. Madre Giovanna e don Piero sono stati, ha sottolineato nella postfazione madre Fatima Godino (superiora generale delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato), “due amici nell’Amico, che si è donato tutto, senza limiti”.