Brescia è Hollywood per due ore con Tarantino
Un microcosmo hollywoodiano. Quello in cui, ieri sera, i fortunati spettatori che il mese scorso si erano accaparrati i biglietti (esauriti in meno di un’ora, con tanto di file chilometriche e sito in tilt per le troppe richieste) hanno vissuto per due intense ore al Teatro Grande di Brescia. Una presenza straordinaria, incredibile e inaspettata, che corona l’anno di BergamoBrescia Capitale Italiana della Cultura: sul palco, un gigante del cinema come Quentin Tarantino, regista internazionale senza alcun bisogno di presentazione.
E, infatti, Antonio Monda, giornalista e docente alla New York University, si è subito tuffato in una chiacchierata incalzante, fatta di continui botta e risposta, in un inglese veloce, colmo di slang e battute. Un racconto che ha seguito i capitoli di “Cinema Speculation”, il nuovo libro di Quentin Tarantino che racconta, in prima persona, di quel bambino innamorato del cinema che si è presto confrontato, da protagonista, con quella ventata di rinnovamento portata dalla generazione della New Hollywood (con registi come Steve McQueen, Burt Reynolds, Clint Eastwood, Martin Scorsese e Brian De Palma). Non solo: in 420 pagine, Tarantino ha proposto anche una sovversiva, quanto entusiasmante, rilettura della storia del cinema attraverso recensioni, ricordi e aneddoti personali.
Al Teatro Grande di Brescia, è allora il Tiffany Theatre il primo argomento della serata. Quel “tempio della controcultura” che Quentin Tarantino incontra, per la prima volta, a soli sette anni (era il 1970): fautori dell’incontro, i suoi genitori, che sin dall’infanzia lo avevano incitato a perdersi tra le pellicole (“Mi preoccupa di più se vedi i telegiornali. Un film non può farti male” gli diceva la madre). Sarà poi la sconvolgente ventata di novità portata dai “The Movie Brats”, la generazione di registi “che, per la prima volta, studiano nelle scuole di cinema”, il vero motore della sua crescita personale e professionale. Quella New Hollywood che sconvolgerà, del resto, tutta la filiera cinematografica, rivoluzionandola dall’interno.
Tra confessioni (“Il film che mi ha fatto più paura è stato ‘Bambi’”), linguaggio colorito, risate (come quando Monda traduce i titoli dei best seller americani nei loro corrispettivi italiani) e forte gestualità, il pubblico è incalzato dalla visione di alcune sequenze di cult citati in “Cinema Speculation”. Da “American Graffiti” di George Lucas a “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!” (in assoluto la traduzione più esilarante per Quentin Tarantino) e “Fuga da Alcatraz” di Don Siegel, passando per “Rolling Thunder”di John Flynn fino a “Taxi driver” di Martin Scorsese: il regista hollywoodiano si trasforma in critico cinematografico d’eccezione, interpretando senza filtri le trame e i personaggi di questi titoli.
Se il libro ripercorre le tappe, personali e professionali, del rapporto di Quentin Tarantino con il cinema, il finale di serata regala al pubblico del Teatro Grande uno “spoiler” non indifferente sul futuro cinematografico del regista hollywoodiano. “Farò un film sulla critica cinematografica, ma non sarà incentrato su Pauline Kael come si vocifera”.
Breve pausa, lettura di qualche stralcio del libro e standing ovation (del resto, l'accoglienza a Brescia era stata caratterizzara dallo stesso boato). Brescia è Hollywood per due ore: una straordinaria eccezione da lasciare con il fiato sospeso.