Balarì, sonadùr e maschèr
Due giorni durante i quali tutto il paese si identifica in una tradizione che viene rinnovata e reinterpretata di anno in anno
Non si può scindere Bagolino dal suo Carnevale. Due giorni durante i quali tutto il paese si identifica con entusiasmo in una tradizione che viene rinnovata e reinterpretata di anno in anno. Almeno fin dal sedicesimo secolo, come testimoniano alcuni stralci di documenti comunali nei quali si legge che il Comune nel 1518 aveva dato disposizioni perché la Compagnia di Laveno, venuta in paese per rallegrare il carnevale, fosse ricompensata con un formaggio, già allora eccellenza locale. Un carnevale popolare le cui attrattive sono rappresentate dalle tre tipologie di protagonisti: balarì, sonadùr e maschèr.
Il ballerino. Il ballerino si fa notare per il suo fantasioso cappello. Il copricapo di feltro, a cupola bassa, è ricoperto da metri di nastro rosso che cuciti e ripiegati in modo del tutto particolare noto alle donne del paese, formano arricciandosi delle increspature che donano al cappello il suo singolare aspetto. Ogni cappello viene vestito secondo la consuetudine: cucendo al nastro gli ori di famiglia e degli amici. I ballerini, raggruppati in Compagnie, si muovono sotto la guida di un capo, eseguendo di volta in volta le ballate scelte. Il capo li richiama all’ordine suonando la cornetta d’ottone che porta appesa al collo, annuncia i titoli delle ballate e guida la compagnia scandendo ordini a voce alta, fra un passaggio e l’altro delle danze.
I suonatori. I suonatori che accompagnano le danze sono sei e suonano due chitarre, due violini, un mandolino e un contrabbasso. Il violino è quello che detta la melodia conduttrice di tutti i motivi. Il singolare “neniare” degli strumenti porta ad assaporare, in un’alternanza strumentale caratteristica, belle suonate che sono accompagnate dalla tradizionale arte interpretativa, unica nel suo genere, a tre voci, una bassa e due alte.
Le maschere. Infine le maschere, schietta manifestazione di cultura contadina, ma che la tradizione vuole rendano anche testimonianza di un triste passato. Di quando i paesani, favoriti dalla maschera, potevano schernire i loro nemici e soprattutto rivalersi sui Conti di Lodrone, sotto la cui giurisdizione anche Bagolino rientrava, poiché era un’impresa difficile scoprire gli autori dei gesti. Allo scopo di ben camuffarsi, il maschèr non si limita solo al travestimento ma coinvolge l’intera persona dal passo, dall’andatura oscillante e strisciata, alla voce in falsetto, al portamento.
Le celebrazioni. La due giorni di festa prende avvio all’alba di lunedì 4 con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di San Giorgio, da questo momento fino a sera ballerini, suonatori e maschèr riempiono le strade del paese. Si riprende alle 8 del giorno seguente, fino alla conclusione dei festeggiamenti con il celebre ballo dell’’Ariosa’ in piazza Marconi. Sulle note pizzicate ed allegre di questa danza i balarì ed i maschèr si scatenano con foga e abilità, dando origine ad un autentico spettacolo. Una festa corale per le persone e per la comunità.