Veglia di preghiera per Alfie
Sabato 28 aprile alle 20.30 sul sagrato del Duomo la veglia di preghiera per Alfie Evans e "perché l'Europa smetta di uccidere nell'indifferenza i propri figli"
Alfie sta assurgendo in questi giorni a simbolo di quella cultura dello scarto denunciata così fortemente da Papa Francesco: un bimbo senza voce, diventato voce di milioni di innocenti che non hanno voce. A suo favore è intervenuto più volte il Papa, chiedendodi fare il possibile e l'impossibile per portarlo a Roma.
Nel frattempo, la famiglia ha deciso di adottare un'altra linea viste le resistenze incontrate, anche se non smette di ringraziare quanti in queste settimane si sono attivati per la vita di Alfie. “Non pubblicheremo più dichiarazioni né rilasceremo interviste”. È Thomas Evans, papà del piccolo Alfie che sui social ha diffuso una dichiarazione “a nome suo e di Kate”, la moglie, per chiedere di permettere loro e all’Ospedale “di formare una relazione, costruire un ponte e attraversarlo”. “Le nostre vite sono state stravolte dall’intensa attenzione su Alfie e la sua situazione”, si legge nel breve testo la cui foto è stata pubblicata sul profilo dell’“Armata di Alfie”, “e noi non siamo riusciti a vivere le nostre vite come avremmo voluto”.
Esprimono “gratitudine” per tutto il sostegno ricevuto da ogni parte del mondo e ringraziano anche lo staff dell’Adler Hey per la “dignità e la professionalità durante un periodo che deve essere stato incredibilmente difficile anche per loro”. “Insieme siamo consapevoli delle pressioni che gli eventi recenti hanno esercitato su tutti noi e adesso desideriamo privacy per tutte le persone coinvolte”, scrivono ancora i genitori di Alfie. “Nell’interesse di Alfie lavoreremo con l’équipe che lo tratta per definire un programma che offra al nostro bambino la dignità e l’aiuto di cui ha bisogno”. La foto del messaggio è accompagnata da alcune parole di Thomas Evans che spiega “se questo è il modo per portare il nostro figlio a casa, vi chiediamo di rispettarci. Continuate a sostenerci ma non protestate e non minacciate lo staff”.