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Kiev
24 feb 2025 05:58

Ucraina: chi cerca la pace giusta?

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Preoccupa e fa discutere l'iniziativa di Trump

Era il 24 febbraio 2022 quando le trupppe russe, dopo settimane di preparazione ai confini del Paese, entravano in Ucraina, dando vita a una e propria invazione. A tre anni di distanza da quell'aggressione che ha portato morte e distruzione si comincia a parlare di pace, anche se in un modo distorto e distanza dal quel concetto di "pace giusra" invovìcato dal molto. A poco più di un mese dal suo secondo insediamento alla Casa BIanca il presidente Usa Donald Trump ha letteralmente preso di petto la situazione, rallacciando i rapporti con il presidente russo Vladimir Putin per l'avvio di un percorso che porti a soluzione il conflitto. Le modalità con cui si mosso e si sta muovendo Trump, però, destano non poche preoccupazioni, relegando di fatto in un angolo l'Europa, che sin da subito si è schierata al fianco del Paese aggredito, e la stessa Ucraina, esclusa in questa prima fase dal tafolo delle trattative. L'inziativa del Presidente Usa e le  modalità adottate, arrivando addirtittura a imputare la paese ucraino le responsabilità dell'invasione di tre anni fa sono stare analizzate da Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation (Ndcf), che all'agenziaa Sir ha illustrato i rischi della delicata trattativa che potrebbe costare cara anche a Washington. Non manca un pensiero sull’Europa: “L’unica possibilità concreta – spiega – è che i sei Paesi più importanti remino tutti nella stessa direzione, altrimenti è morta”.Nessun voltafaccia della Casa Bianca nella questione del conflitto ucraino. La modalità di esprimere un rifiuto all’ingresso di Kiev nella Nato avuta da Donald Trump è certamente diversa rispetto a quella osservata da Joe Biden, ma nella sostanza non cambia: gli Stati Uniti non hanno mai voluto entrare in guerra contro la Russia. 

Gli Stati Uniti non vogliono firmare la bozza di risoluzione Onu, scritta in occasione del terzo anniversario dell’invasione, perché condanna l’aggressione russa e sostiene l’integrità territoriale del Paese invaso, anche se il documento è appoggiato da oltre cinquanta nazioni.

Mi auguro che questo faccia parte di una tattica negoziale per tenere aperte tutte le possibilità. È chiaro che se vengono riconosciute de jure le conquiste russe, l’Europa ridiventa un continente molto pericoloso e torna al 1913. Tutto ciò è anche contro l’interesse della Russia stessa che in queste circostanze è stata in guerra e invasa più volte. È un gioco che si sa come comincia, ma non come finisce. Potrebbe anche costare agli Stati Uniti un nuovo intervento, controvoglia.

È verosimile che fra Trump e Putin ci siano vari interessi personali?

Mi terrei ai fatti assodati. I contatti fra i due sono precedenti alla prima presidenza di Trump. I rapporti personali sono ottimi e le convergenze politiche sembrano molto forti. Lasciando da parte le ipotesi da verificare, questi sono i fatti.

Dobbiamo stupirci del voltafaccia degli Stati Uniti nella questione riguardante l’Ucraina?

Non c’è un voltafaccia, c’è una diversa modalità di esprimere una continuità politica. L’ex presidente Joe Biden aveva già detto no due anni fa all’ingresso dell’Ucraina nella Nato (20/02/2023). Certamente, Biden avrebbe gestito in modo politico differente la questione. La sostanza è che gli Stati Uniti non hanno mai voluto entrare in guerra contro la Russia e che cercavano una possibilità di terminare il conflitto non necessariamente con una vittoria. Il grosso cambiamento è il rapporto è fra gli Stati Uniti e la Nato: in questo caso, il governo di Washington sta correndo il rischio che le sue dichiarazioni vengano fraintese, nel senso che potrebbe apparire come un alleato non affidabile (è possibile sia un rischio negoziale calcolato).

Il vertice di Parigi è servito?

Sì. Non si poteva chiedere a questo vertice più di quanto potesse dare. L’unica possibilità concreta che esiste è che i sei Paesi più importanti dell’Europa remino tutti nella stessa direzione, altrimenti l’Unione è morta.

Il presidente francese Macron ha promesso un nuovo vertice con coloro che non hanno partecipato al primo.

Va bene essere inclusivi, ma se i primi sei Paesi non sono d’accordo non succede nulla, sebbene poi occorra l’unanimità in Europa per le decisioni importanti.

Cosa dovrebbe fare il presidente ucraino Zelensky?

Il Governo ucraino sa meglio di chiunque altro cosa fare. È prevedibile che cerchi negoziare il più possibile delle condizioni che siano viabili per il suo Paese e puntare a guadagnare tempo. L’Ucraina ha bisogno di almeno dieci anni, come del resto l’Europa, per ricostruirsi tanto internamente quanto sul lato di una deterrenza convenzionale credibile.

Siamo in attesa di un possibile incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin a Riad.

Non deve essere un’attesa passiva ma operosa. I sei Paesi europei, nel frattempo, devono continuare a concordare in modo rapido e certo una linea politica comune, preparandosi a dire cosa vogliono e non vogliono fare. E in vista del negoziato diretto fra Russia e Stati Uniti, bisognerebbe cominciare a vedere quali sanzioni vadano cancellate. Gli europei potrebbero prendere l’iniziativa, facendo il calcolo delle sanzioni che non servono.

24 feb 2025 05:58

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