Siamo tutti responsabili del cambiamento
“Nonostante le notizie sempre più allarmanti sulla condizione del pianeta e della direzione in cui stiamo andando, non dobbiamo perdere la speranza. Siamo noi, con le nostre azioni e le nostre scelte, a tenere viva la speranza che un futuro sostenibile ed equo è possibile, e a generare il cambiamento che chiediamo”. È Cinzia Verzeletti, coordinatrice dell’Alleanza Europea Laudato Si’ (ELSiA) a parlare delle attese ma anche delle preoccupazioni che si stanno alimentando alla vigilia della conferenza Onu di Glasgow sul clima. Le associazioni che fanno parte di ELSiA sono la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue (Comece); Jesc (il Centro Sociale Europeo Gesuita); Cidse, il Movimento Laudato Si’, Giustizia e Pace Europa e Caritas Europa. ELSiA ha sede a Bruxelles e svolge il suo lavoro in tre settori fondamentali e inteconnessi ''eco-advocacy” presso le istituzioni europee, di “eco-spiritualità” per far conoscere come “la fede può alimentare e sostenere la conversione ecologia” e di “eco-pratica” per diffondere le pratiche di ecologia integrali più efficaci ed efficienti. “Tra qualche settimana – annuncia Verzeletti – avvieremo un sondaggio a livello europeo con l’intento di censire le iniziative ispirate dalla Laudato Si’ che sono state avviate dalla pubblicazione dell’Enciclica ad oggi. Sono segni di speranza: non partiamo da zero, dobbiamo prendere consapevolezza di dove ci troviamo in questo cammino di cambiamento”.
Siamo alla vigilia della Conferenza Onu sul clima. Segnerà un cambiamento decisivo nelle politiche dei Paesi per gli obiettivi prefissati a Parigi o sarà l’ennesimo flop?
Bisogna fare un distinguo. Queste conferenze vanno considerate nell’ambito della diplomazia internazionale e vanno pertanto valutate secondo questi parametri. Quello che si raggiunge a livello internazionale è un minimo comune denominatore. Nulla vieta però ai singoli Stati di andare oltre. La frustrazione emerge quando non solo si arriva a fatica ad un minimo comune denominatore a livello di diplomazia internazionale ma quando i Paesi che hanno partecipato alla Conferenza, non agiscono tempestivamente e pienamente per concretizzare le responsabilità e gli impegni presi.Il lavoro di advocacy delle organizzazioni di società civile sia laiche che di ispirazione religiosa alle conferenze internazionali è importantissimo, ma non dimentichiamoci che i cittadini possono intervenire nei rispettivi stati membri e chiedere politiche più ambiziose, e monitorare che lo Stato implementi quanto sottoscritto negli accordi internazionali.
La crisi climatica è globale. Anche se uno Stato agisce in maniera virtuosa ma è da solo, la battaglia è destinata a fallire.
Quest’anno però c’è una novità: l’Unione Europea per la prima volta si presenterà con un progetto comune, importante e coraggioso, il Green Deal. Il programma politico annunciato alla fine del 2019 dalla Presidente von der Leyen si sta traducendo in un insieme di leggi vincolanti per tutti i membri dell’unione come, ad esempio, la legge sul clima, adottata ufficialmente il 28 giugno. Questa legge introduce l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE per il 2050 e fissa un obiettivo intermedio di riduzione netta delle emissioni inquinanti del 55% entro il 2030. I 27 Stati membri dell’Ue si presenteranno a Glasgow con un ruolo di leadership e con un fronte comune. Altri paesi hanno annunciato l’impegno verso la neutralità climatica (Giappone, Nuova Zelanda, Korea del Sud, etc.) entro il 2050, altri però che figurano nella top 10 dei paesi più “inquinanti”, non si sono ancora espressi.
Cosa può indurre i leader mondiali a prendere decisioni coraggiose?
Coraggio, integrità, presa di coscienza, capacità di ascolto, c’è una grandissima mobilitazione popolare in tutto il mondo che ha articolato in modo molto eloquente quali sono le scelte necessarie. Noi stessi (ELSiA) abbiamo inviato una lettera con richieste ben precise per i nostri leader Euopei, non solo chiediamo scelte coraggiose, ma siamo pronti a supportare queste scelte, per il bene di tutti gli esseri viventi e del pianeta.
Siamo davvero all’ultimo minuto prima della mezzanotte, come ha detto recentemente il Patriarca ecumenico? E se la Cop26 dovesse fallire, cosa rischiamo?
L’ultimo rapporto del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC è molto chiaro: siamo noi esseri umani la causa di questo cambiamento climatico. Il nostro modello di sviluppo economico, i nostri consumi, il nostro stile di vita e connesse emissioni di CO2, ci hanno portato a questo punto. Il rapporto é anche molto chiaro su come diventerà il pianeta se il riscaldamento globale supererà 1,5 °C. Il rischio é che se a Glasgow mancherà il coraggio, sarà un passo verso lo scenario con condizioni estremamente difficili per la vita sul pianeta.
Lei prima parlava dell’importanza della responsabilità anche degli individui. Cosa intendeva dire concretamente?
Una delle nostre armi più potenti, per esempio, sono le nostre scelte come consumatori. Il vero punto di forza per il cambiamento è la responsabilità individuale. I leader politici vivono nella sfera della politica e rispondono con tempi della politica. Solamente con una responsabilità personale dell’individuo e solidarietà intergenerazionale, solamente mettendo in atto quella conversione ecologica a cui ci richiama Papa Francesco, ognuno di noi può essere il motore del cambiamento che chiediamo. Mantenere alta l’attenzione sulle responsabilità politiche dei governanti e dei governi è uno dei tasselli fondamentali del processo democratico, ma dobbiamo mantenere altrettanto alto l’impegno individuale, in tutti i settori in cui operiamo.