Migrazioni: così la Commissione europea
Presentate in vista del vertice che si terrà domani a Tallin alcune misure per cercare di rispondere all'emergenza in corso nel Mediterraneo. Juncker: "L'Italia non va lasciata sola"
Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione, si schiera a fianco dell’Italia per affrontare l’emergenza migratoria. Non si sofferma sui numeri e sugli sbarchi, ma insiste per una “solidarietà europea” dinanzi a un fenomeno “che non è emergenziale ma strutturale”. Incontrando i giornalisti a Strasburgo, spiega le ultime proposte avanzate dalla Commissione che saranno discusse fra i ministri degli Interni dei 28 giovedì a Tallin. “L’Italia ha fatto molto per l’accoglienza, ma ora la realtà richiede che tutti facciano la loro parte”. Il richiamo va a quei Paesi che hanno finora rifiutato ogni aiuto concreto anche sul piano dei ricollocamenti. “Occorre ridurre la pressione migratoria sull’Italia. Non esiste una bacchetta magica che risolva tutti i problemi, ma se tutti gli Stati membri facessero la loro parte nel senso della solidarietà…”, ripete ancora una volta. Timmermans elogia più volte il governo italiano e il ministro Minniti, col quale, dice, siamo in stretto contatto. “Se serviranno fondi – aggiunge – li troveremo. Al contempo occorre affrontare le radici remote della migrazioni”, con interventi in Africa.
Il primo capitolo delle proposte della Commissione comprende misure “volte a ridurre la pressione migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale e aumentare la solidarietà”: si prevede di migliorare il coordinamento delle attività di ricerca e salvataggio; intensificare le azioni intese a rafforzare la capacità della Libia di controllare le frontiere (piano coordinato con l’Italia; nuovi fondi per 46 milioni); rafforzare le azioni per ridurre la pressione migratoria sulla Libia e contrastare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani (sono comprese proposte di controllo dei flussi verso la Libia, rimpatri volontari assistiti dalla Libia e dal Niger verso i Paesi di origine in collaborazione con Unhcr). La Commissione dedica poi un intero capitolo a “realizzare progressi concreti nel rimpatrio dei migranti irregolari (accordi di riammissione fra Ue e Paesi terzi). All’Italia si chiede di applicare procedure di rimpatrio accelerate, mentre nell’Ue è necessario per la Commissione che si realizzino “pienamente gli attuali impegni di ricollocazione. “Gli Stati membri devono aumentare le ricollocazioni dall’Italia, dimostrando maggiore flessibilità nell’accettare i candidati alla ricollocazione proposti” e “rispondendo più rapidamente alle richieste italiane”. Però “l’Italia dovrebbe registrare con urgenza tutti gli eritrei presenti” sul territorio nazionale, “centralizzando la procedura di ricollocazione presso appositi centri di ricollocazione e ricorrendo a procedure standardizzate per consentire la ricollocazione dei minori non accompagnati”. Non di meno, la Commissione insiste affinché gli Stati membri dell’Ue finanzino il Fondo fiduciario dell’Ue, in particolare per la “finestra” per l’Africa settentrionale (“North Africa window”), per garantirne la sostenibilità per il 2018 e oltre, in linea con gli impegni da loro assunti. Dalle casse Ue arriveranno entro il 2017 ulteriori 200 milioni per questo fondo.
Nei documenti presentati alla Commissione sull’emergenza migratoria, non manca una parte con i “compiti” definiti per l’Italia. “Oltre alle misure intese a migliorare la gestione dei flussi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, è possibile intraprendere azioni per migliorare l’attuazione – in Italia – della politica migratoria dell’Ue”. La recente legge Minniti “si prefigge di rendere il sistema italiano di asilo e rimpatrio molto più efficace, individuando – afferma la Commissione – rapidamente le persone bisognose di protezione e contemporaneamente intraprendendo azioni in grado di facilitare il rapido rimpatrio dei migranti economici che rappresentano la grande maggioranza dei migranti in arrivo e presenti in Italia”. Il governo italiano dovrebbe dunque “accelerare la piena attuazione della legge Minniti procedendo, tra le altre cose, a: aumentare sostanzialmente le attuali capacità dei punti di crisi fissi (i 1.600 posti attualmente presenti dovrebbero, per lo meno, essere raddoppiati)”; l’aumento delle capacità dei punti di crisi “dovrebbe inoltre consentire di poter identificare, registrare e rilevare le impronte digitali del 100% dei migranti”.
Ancora: all’Italia si chiede di “aumentare sostanzialmente la capacità di accoglienza strutturale complessiva”. Non basta. L’Italia dovrebbe “utilizzare procedure rapide che prevedano l’esame delle domande mentre i richiedenti si trovano in centri chiusi, per evitare che i migranti possano fuggire, e facilitare il rimpatrio di quanti abbiano presentato domande inammissibili o palesemente infondate”. Per l’attuazione della legge Minniti la Commissione dichiara di aver pronti a disposizione 35 milioni di euro. “La situazione in Italia è molto complicata. Per questo l’Italia ha chiesto aiuto all’Unione europea ed è una richiesta più che giustificata”.
“La situazione drammatica nel Mediterraneo non costituisce un fatto nuovo e non ha carattere temporaneo. Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo compiuto enormi progressi verso la creazione di una genuina politica Ue della migrazione ma l’urgenza della situazione ci impone ora di dare un serio impulso ai nostri sforzi collettivi e di non lasciare sola l’Italia”. Anche il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha rilasciato un suo commento personale sulle migrazioni, problema al quale l’Esecutivo ha dedicato oggi un ampio documento che viene trasmesso per competenza al Consiglio dei ministri che si riunirà a Tallin il 6 luglio. Le proposte della Commissione hanno infatti necessità di avere una approvazione del Consiglio per poter diventare operative. Juncker aggiunge: “Tali interventi devono essere incentrati sulla solidarietà”. Solidarietà verso “le persone che fuggono dalla guerra e dalle persecuzioni” e “con i nostri Stati membri maggiormente sotto pressione”. Allo stesso tempo “dobbiamo intervenire, in sostegno alla Libia, per combattere i trafficanti e rafforzare i controlli alle frontiere così da ridurre il numero di persone che intraprendono viaggi pericolosi verso l’Europa”.