Libano: Beirut torna nel caos
Nel pomeriggio di ieri una terribile esplosione nella zona portuale della capitale libanese. L'ultimo bilancio parla di un'ottantina di vittime e più di 4.000 feriti, compresi due militari italiano. In corso le indagini per accertare le cause della tragedia
“È un caos. Il Libano è nel caos”. È la prima reazione a caldo di padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, dopo la terribile esplosione (forse due) che si è verificata nel tardo pomeriggio di ieri nella zona del porto di Beirut. A provocare l’esplosioni è stato un incendio divampato in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio sequestrate anni da una nave mercantile. Col passare delle ore il bilancio dell’esplosione è andato facendosi sempre più tragico. Le ultime notizie ufficiali parlano di una ottantina di vittime di oltre 4.000 feriti ricoverati negli ospedali di tutto il Paese, già alle prese con il contenimento della pandemia da Covid-19. Tra i feriti accertati ci sono anche due militari italiani del nostro contingente in Libano. Il martoriato Libano torna così a vivere i peggiori incubi della guerra civile e delle crisi sanguinose che hanno segnato i 30 anni passati dalla fine di quel conflitto. L'esplosione ha avuto una potenza inimmaginabile e, secondo alcuni testimoni, sarebbe stata udita fino a Cipro, a circa distanza di 200 chilometri. Il governatore della città, al termine di un sopralluogo alle zone colpite dall’onda dell’esplosione, ha parlato di “effetto Hiroshima”.
In interi quartieri del centro praticamente nessun edificio è rimasto con i vetri intatti. Fonti riferiscono che nella zona di Mar Mikhael nell'alto edificio di Electricité du Liban, l'ente elettrico nazionale, sono rimasti intrappolati molti dipendenti e che si è lavorato a lungo per trarli in salvo. Un lungo tratto dell'autostrada costiera che va verso nord e che passa vicino al porto, è costellato da auto semidistrutte, mentre la carreggiata è coperta di detriti. Anche all'aeroporto internazionale Rafic Hariri, distante alcuni chilometri, i danni sono evidenti. Nel porto di Beirut sono ancorate anche alcune unità navali dell'Unifil, la forza di interposizione dell'Onu al confine tra Libano e Israele.
In serata il presidente libanese Michel Aoun ha convocato una riunione d'emergenza del Supremo consiglio della Difesa per passare al vaglio ogni ipotesi sulle cause della deflagrazione. "I responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo", ha detto il primo ministro Hassan Diab in un discorso televisivo.
Il premier libanese ha chiesto ai "Paesi amici" di aiutare il Libano. "Lancio un appello urgente a tutti i Paesi fratelli che amano il Libano a stare al suo fianco e ad aiutarci a guarire le nostre ferite profonde", ha detto il premier.
"Le terribili immagini che arrivano da Beirut descrivono solo in parte il dolore che sta vivendo il popolo libanese. L'Italia farà tutto quel che le è possibile per sostenerlo. Con la Farnesina e il ministero della Difesa stiamo monitorando la situazione dei nostri connazionali". Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
"L'Italia è vicina agli amici libanesi in questo momento tragico. I nostri pensieri vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione". Lo dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, secondo un tweet della Farnesina.
Israele ha offerto al governo libanese - attraverso intermediari internazionali - "aiuti umanitari e medici e immediata assistenza di emergenza". L'iniziativa, a seguito dell'esplosione di oggi a Beirut, è del ministero degli affari esteri guidato da Gabi Ashkenazi e del ministero della difesa di Benny Gantz. Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha detto che Israele condivide "il dolore del popolo libanese e offre sinceramente il suo aiuto un questo momento difficile".