Israele-Hamas: la posizione dell'Unione europea
Dopo due giorni di discussione i 27 capi di Stato e di governo Ue uniti nel tentativo di svolgere un ruolo significativo per evitare una escalation regionale in Medio Oriente
Pausa, tregua, finestra… Da giorni le cancellerie europee si scervellano per cercare un termine che possa indicare la necessità – meglio, l’urgenza – di fermare i missili su Gaza per consentire la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione in trappola e martoriata nella Striscia. Naturalmente ciò richiederebbe che Hamas terminasse subito gli attacchi terroristici verso Israele, cui nessuno nega il diritto alla legittima difesa. Ruota attorno a queste ambiguità linguistiche una buona parte delle preoccupazioni che accompagnano lo svolgimento del Consiglio europeo, che su conclude oggi a Bruxelles.
I 27 capi di Stato e di governo Ue, tanno discutendo dell’evolversi della situazione in Medio Oriente, del proseguimento del sostegno all’Ucraina in relazione alla guerra di aggressione della Russia, del bilancio a lungo termine dell’Unione, nonché di economia, migrazione e relazioni esterne”. Nelle prossime ore, poi, è previsto un Vertice euro a margine della riunione.
Sulla tragica situazione della Terra Santa finora l’Europa s’è dimostrata un’orchestra stonata. Con posizioni ora esclusivamente filo-Israele e altre che sembrano legittimare le posizioni di Hamas, o quanto meno segnalano che il terrorismo nasce anche dalla situazione di sudditanza del popolo palestinese nella Striscia di Gaza. “Alla luce dell’attacco terroristico brutale e indiscriminato di Hamas nei confronti di Israele – si legge ora nel sito del Consiglio europeo – e del tragico scenario che si sta delineando nella Striscia di Gaza a seguito dell’assedio”, i membri del Consiglio europeo avevano adottato il 15 ottobre una dichiarazione che definiva la posizione comune dell’Ue: condanna di Hamas; riconoscimento del diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario; invito ad Hamas a liberare immediatamente tutti gli ostaggi; aiuti umanitari urgenti; disponibilità a sostenere i civili a Gaza. Ciò in collaborazione con altri Stati dell’area (fra cui il vicino Egitto) e le Ong operanti nell’area.
“La nostra riunione giunge in un momento di grande instabilità e profonda insicurezza a livello mondiale, aggravate da ultimo dagli sviluppi in Medio Oriente - ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel - .È nostra responsabilità rimanere uniti e coerenti e agire in linea con i nostri valori sanciti nei trattati”. “La situazione in Medio Oriente è tragica”
Il Consiglio Europeo, che ha confermato la già citata dichiarazione del 15 ottobre, ha espresso la propria "più grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno attraverso tutte le misure necessarie, inclusi corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie". Queste le conclusioni del Consiglio Europeo in materia di Medioriente approvate dopo oltre cinque ore dai leader dei Paesi membri dell'Ue riuniti a Bruxelles.
L'Unione Europea si è detta " pronta a contribuire al rilancio di un processo politico sulla base della soluzione a due Stati, anche attraverso lo sforzo per la Giornata della pace, accoglie con favore le iniziative diplomatiche in materia di pace e sicurezza e sostiene lo svolgimento di una conferenza internazionale di pace presto",
L'Unione Europea ha assicurato che "lavorerà a stretto contatto con i partner della regione per proteggere i civili, fornire assistenza e facilitare l’accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche, al carburante e ai ripari, garantendo che tale assistenza non venga abusata da organizzazioni terroristiche". Il Consiglio Europeo, poi ha ricordato " la necessità di evitare un'escalation a livello regionale e di impegnarsi su questo con i partner, compresa l'Autorità palestinese". Ha infine sottolineato "sottolinea la necessità di combattere la diffusione della disinformazione e dei contenuti illegali e sottolinea la responsabilità giuridica delle piattaforme in tale contesto".
Una fonte diplomatica europea spiega che "alcuni Paesi, molto pochi", avrebbero voluto "un linguaggio più forte" nella parte delle conclusioni dedicata al conflitto in Medio Oriente, "qualcosa di più simile ad un cessate il fuoco", dice. La maggioranza dei leader, riuniti nella sala senza i telefonini, si è trovata d'accordo con la richiesta di una "pausa umanitaria" o di "pause umanitarie", perché non vuole comunicare il messaggio che Israele dovrebbe smettere di attaccare le basi di Hamas.
Tra i "pochissimi Paesi" favorevoli ad un linguaggio più forte c'è stata sicuramente la Spagna. Il premier Pedro Sanchez lo ha detto prima dell’inizio dei lavori: "Come primo ministro spagnolo, vorrei vedere un cessate il fuoco a fini umanitari" nella guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ha affermato, "ma, se non possiamo averlo, allora una pausa umanitaria per convogliare tutti gli aiuti umanitari necessari" alla popolazione.