Gli antibiotici negli allevamenti, ma senza abusi
Sugli allevamenti, il presidente del Fnovi Gaetano Penocchio: “Vietare gli antibiotici è inconcepibile, continuiamo a usarli senza abusi”
Sì agli antimicrobici se necessari. Il Parlamento europeo ha respinto a settembre la mozione avanzata dal deputato tedesco dei Verdi, Martin Häusling, di vietare l’uso dei farmaci contro le infezioni negli animali. Vittoria per gli allevatori, che paventavano il pericolo sanitario e il danno economico, e vittoria per la salute pubblica dei cittadini.
Ma come utilizzano gli antibiotici i veterinari europei e italiani? Secondo Gaetano Penocchio, presidente della Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani (Fnovi), l’attenzione al tema è massima, tanto è vero che l’uso solo nel nostro Paese è diminuito del 30%. Vietare l’accesso ad intere classi di farmaci antimicrobici non avrebbe avuto fondamento scientifico, ma bisogna comunque continuare sulla strada tracciata della riduzione dell’uso di antibiotici, intrapresa dai medici e dai veterinari, quindi sia per l’uomo sia per gli animali.
“Senza antibiotici gli animali muoiono – spiega Penocchio –. Inoltre, è alta anche la probabilità che tornino delle malattie che avevamo combattuto nel passato. Potrebbero poi verificarsi delle zoonosi, cioè patologie capaci di trasmettersi all’uomo. E senza antibiotici, ovviamente, anche gli alimenti di origine animale potrebbero non essere più sicuri”.
Sappiamo bene che gli antibiotici dovrebbero essere somministrati solo per necessità, anche per evitare lo sviluppo di una resistenza allo stesso, eppure “nei congressi sul tema, non raramente si parla dell’abuso” di tali medicine e del loro uso a scopo preventivo negli allevamenti, che però è vietato dal 2006. Certamente gli animali vanno curati, ma in alcuni casi sono proprio gli antibiotici a determinare una condizione di vita o di morte.
In Italia, però, fortunatamente, si sta gradualmente promuovendo l’uso consapevole, e “con la ricetta elettronica tutto è finalmente tracciabile”.