Gerusalemme capitale preoccupa il mondo
L'annuncio dato dal presidente americano Trump di riconoscere la Città Santa come capitale dello stato di Israele ha scatenato una serie di preoccupate reazioni nella comunità internazionale. Le parole di papa Francesco nell'udienza generale di ieri.
"È tempo di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Condizione necessaria per raggiungere la pace. Non è cuore di tre religioni ma della democrazia più riuscita nel mondo”. Così Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, a proposito della decisione di trasferire l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Nella stanza dei diplomatici della Casa Bianca, il presidente ha analizzato la politica fallimentare dei suoi predecessori, la mancanza di coraggio nelle decisioni e ha dichiarato di non voler ripetere gli errori del passato e che serve “un nuovo approccio per risolvere il conflitto tra Israele e i palestinesi” poiché già nel 1995 il Congresso aveva deciso il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, ed era stato ribadito dal Senato sei mesi fa, ma “per debolezza nessuno aveva agito”. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, risponderebbe secondo Trump, all’esigenza di migliori interessi americani e per la pace tra Israele e i palestinesi. Ma il Presidente palestinese Abu Mazen ha già avvertito Trump delle pericolose conseguenze che questa decisione potrebbe avere sulla stabilità della regione e del mondo.
I palestinesi hanno dato vita a "tre giorni di collera" che proseguiranno sino a venerdì. Israele dal canto suo ha fatto sapere che non si farà minacciare. “Anche la Santa Sede ha la sua nunziatura a Tel Aviv", ha dichiarato mons. Francesco Follo, osservatore della Santa Sede presso l’Unesco. "Io spero che in questo momento ascolteranno la voce della Santa Sede”.
Anche papa Francesco, nel corso dell’udienza generale del mercoledì, ha espresso “profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni”, dopo l’annuncio da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler spostare l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv alla Città Santa per le tre religioni monoteiste. Per questo il Papa ha rivolto “un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”.
Della complessa e delicata vicenda papa Francesco ha anche parlato con il leader palestinese Mahmoud Abbas, durante una telefonata, confermata dal portavoce della Sala stampa vaticana, Greg Burke il quale ha specificato che la conversazione avvenuta "per iniziativa di Abbas", rientra in una serie di contatti avuti dal presidente dello Stato di Palestina, dopo il suo colloquio con Donald Trump.
Anche terrasanta.net, l’agenzia stampa della Custodia di Terra Santa, ha dato conto, in un lungo articolo, delle reazioni della comunità internazionale alla decisione del presidente Trump.
Mahmud Abbas ha messo in guardia Trump dalle ripercussioni di un simile passo, che rappresenterebbe una grossa minaccia per la pace in tutta la regione e un ostacolo a qualsiasi passo avanti verso un accordo tra israeliani e palestinesi, dal momento che i secondi – e con loro tutti i musulmani – non rinunciano alla prospettiva di stabilire almeno nei quartieri orientali della città la capitale dell’agognato Stato di Palestina.
Sulla stessa linea si è attestato anche il re di Giordania, che ha definito l’eventuale trasferimento dell’ambasciata come una provocazione, sia per i musulmani sia per i cristiani.
Da Riyadh anche re Salman dell’Arabia Saudita ha osservato che ogni decisione che alteri lo status di Gerusalemme non può essere presa prima e al di fuori di un accordo tra israeliani e palestinesi.
Da Ankara, il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che se gli Stati Uniti riconoscessero Gerusalemme come capitale di Israele commetterebbero un grave errore. Dure reazioni anche dall’Iran. L’ayatollah Ali Khamenei dice che è per "disperazione e debolezza che vogliono dichiarare Al Quds (il toponimo musulmano per Gerusalemme - ndr) capitale del regime sionista" e profetizza che "la Palestina un giorno sarà libera e otterrà la vittoria".
Da Mosca il Cremlino si associa alla preoccupazione di molti, ma attende che la decisione di Trump sia resa nota prima di entrare nel merito.
La posizione dell’Unione Europea, che rispecchia quella di molte cancellerie degli Stati membri, è stata espressa ieri dall’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che ha incontrato a Bruxelles il responsabile della politica estera statunitense Rex Tillerson. “L’Unione Europea – ha detto Mogherini – appoggia la ripresa di un significativo processo di pace che vada verso la soluzione dei due Stati. Siamo convinti che ogni azione che indebolisca questi sforzi sia assolutamente da evitare. Occorre trovare un modo, attraverso i negoziati, per risolvere la questione dello status di Gerusalemme come futura capitale di entrambi gli Stati”.