Georgia: la protesta va avanti
“La protesta va avanti. Anche se il governo sospende la legge e la ritira, loro continueranno a manifestare”. A spiegare in linea diretta cosa sta succedendo nelle strade di Tbilisi è mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini. Mons. Pasotto legge il comunicato appena pubblicato dal governo in cui si annuncia la decisione di ritirare la proposta di legge sui cosiddetti “agenti stranieri”. Una decisione – si legge nel testo – presa “da partito responsabile di governo”. L’annuncio fa seguito a due notti di scontri a Tbilisi, dove migliaia di manifestanti sono scesi in piazza con in mano le bandiere blu dell’Unione europea per chiedere la revoca della legge ed un deciso impegno del governo a proseguire il processo di entrata in Ue. Si sono vissuti momenti di altissima tensione. I manifestanti hanno tentato addirittura di irrompere nell’edificio del Parlamento dove il testo era stato approvato in prima lettura.
Hanno fatto il giro dell’Europa le immagini dei cannoni ad acqua sparati contro i manifestanti. Secondo il bilancio fornito dal ministero dell’Interno, la polizia ha fermato 133 persone mentre decine di agenti e civili sono rimasti feriti.
Nel comunicato di questa mattina – informa Pasotto – il governo ribadisce il suo impegno volto a garantire la pace e la stabilità del Paese e la decisione di continuare a muoversi verso l’Europa “con dignità che è la scelta principale del partito”. “Ufficialmente c’è sempre questa opzione per l’Europa”, spiega il vescovo. “Ma poi agiscono in modo da andare in tutt’altra direzione”. L’appuntamento per la manifestazione di oggi, 9 marzo, è alle 18. Nonostante quindi l’annuncio del ritiro del disegno di legge, i partiti di opposizione hanno annunciato che proseguiranno le proteste. La mobilitazione “non si fermerà finché non ci sarà la garanzia che la Georgia è risolutamente impegnata su una via filo-occidentale”, hanno dichiarato diversi partiti di opposizione in una nota congiunta. “Evidentemente – spiega Pasotto – la legge è stata solo una goccia che ha fatto traboccare il vaso della protesta. D’altra parte la legge si prestava ad essere oggetto di opposizione, anche solo per le parole utilizzate nel testo, come l’espressione “agenti stranieri”. L’impressione – ma non è solo un’impressione – è che il governo si stia sempre più allontanando dall’andare verso l’Europa per avvicinarsi alla Russia”. La legge, ritirata, prevedeva che società non commerciali che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti da fonti straniere, fossero registrate come “agenti stranieri”, con possibili limitazioni alle loro attività. Sarebbero state colpite anche le attività delle Chiese, della Caritas e delle ong che operano in Georgia ma vivono sui fondi esteri. Sulla questione era intervenuto qualche giorno fa anche il Consiglio delle Religioni che ha votato una Dichiarazione di dissenso verso il testo della legge. “Il problema per noi – spiega Pasotto – non è che la legge faccia o preveda delle eccezioni dove inserire appunto le chiese e gli enti legati alle confessioni religiose. Il problema per noi è l’impostazione stessa della legge, perché se anche tirassero via le chiese, verrebbe comunque meno la libertà degli altri, delle ong, sospettate di essere usate per creare forze anti-governative”.
La guerra in Ucraina complica tutto. La Georgia si trova in una posizione geografica delicatissima. Con il conflitto, molti russi si sono trasferiti in Georgia. Anche molte aziende russe hanno deciso di traferire qui le loro attività. Ci sono però anche tanti georgiani che sono partiti per sostenere come volontari il fronte Ucraino.
“La preoccupazione che emerge da queste manifestazioni, è l’Europa”, insiste Pasotto. “I manifestanti stanno dicendo chiaramente di voler andare verso l’Europa e di non essere condotti in Russia. Questo è il grido della piazza”.
Mons. Pasotto ricorda a questo proposito le 11 indicazioni che ha dato l’Unione Europea per consentire il via libera al processo di entrata del Paese in Ue. Il governo però non le ha completamente esaudite, in particolare quella sugli oligarchi. “Ci sono alcuni punti che non si è voluto toccare e l’Europa è stata ultimamente abbastanza dura sulle sue richieste. Il rischio è che il governo si irrigidisca sempre di più”. “A questo punto – prosegue Pasotto – bisogna vedere cosa succede.
Amare la Georgia vuol dire trovare un’idea comune per farla crescere e non intraprendere la strada dello scontro. La violenza genera sempre divisione e non porta da nessuna parte. Distrugge, non costruisce”.
A questo proposito mons. Pasotto rilancia l’appello lanciato su Facebook dai giovani cattolici della Georgia: “È assolutamente inaccettabile il modo con cui i poliziotti trattano i cittadini che esprimono liberamente la loro libertà di parola, secondo la legge del nostro Paese. Allo stesso tempo, esortiamo tutti i giovani presenti alla manifestazione a mantenere la calma il più possibile”.