Dopo Matthew Haiti ancora in ginocchio
L'uragano che ha colpito nei giorni scorsi l'isola caraibica ha provocato più di 900 morti e tanta distruzione. Dalla Cei, tramite la Caritas, un milione di euro
Matthew, l’uragano che nei giorni scorsi ha flagellato le coste orientali degli Stati Uniti, in particolare la Florida, si è accanito in modo particolare sull’isola di Haiti. Quasi 900 sono le vittime sull’isola caraibica, ancora alle prese con la ricostruzione del grave sisma che l’aveva colpita nel 2010.
Haiti ha un disperato bisogno di aiuti internazionali.
Sono oltre 350mila, secondo l’Onu, le persone che necessitano di assistenza. Il bilancio delle vittime è destinato a crescere per la diffusione di malattie – in particolare il colera – legate alla contaminazione dell’acqua. Con l’inizio della stagione delle piogge, la corsa contro il tempo per evitare nuove stragi ed epidemie procede tra enormi ostacoli. La più grande urgenza, al momento, è quella di fornire alla popolazione cibo, acqua potabile e altri beni essenziali. La distruzione di vasti campi di coltivazioni e la morte di un rilevante numero di capi di bestiame hanno ulteriormente aggravato la già precaria catena della produzione alimentare, soprattutto nella parte meridionale del Paese.
Il passaggio dell’uragano, con raffiche di vento ad oltre 230 chilometri all’ora, ha provocato la distruzione di più di 30mila case, mentre altre 600mila abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica. Le persone evacuate sarebbero almeno 1 milione e 300mila.Tra loro almeno 500mila sono bambini, come ha confermato l’Unicef in una nota in cui ha chiesto una mobilitazione mondiale per soccorrere un Paese ormai allo stremo delle sue forze. La Chiesa locale e Caritas Haiti si sono subito attivate, in coordinamento con le autorità del Paese, per fornire gli aiuti necessari.
In una situazione già tanto grave, con una mortalità infantile altissima, solo una persona su quattro ha accesso ai servizi igienici e una su due all’acqua, si affaccia lo spettro del colera.
Tra i tanti appelli alla comunità internazionale per un intervento in sostegno di una immediata risposta umanitaria, c’è quello di Oxfam, le cui squadre sono al lavoro nelle zone più colpite dall’uragano.
Haiti rischia la carestia dopo la distruzione “apocalittica” dell’uragano Matthew. A lanciare l’allarme è Jocelerme Privert, presidente ad interim del Paese caraibico, che denuncia pure l’esiguità degli aiuti arrivati finora. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta inviando 1 milione di dosi di vaccino contro il colera: già 150 i casi sospetti. La presidenza della Cei ha stanziato un milione di euro per l’assistenza alle popolazioni di Haiti, affidando la gestione della somma a Caritas Italiana. “Noi abbiamo sviluppato in questi anni contatti con tantissime realtà, con le Chiese locali − ha affermato Paolo Beccegato, vide direttore di Caritas ai microfoni di Radio Vaticana − e in senso anche più ampio per coprire un po’ tutto il territorio. Siamo stati molto attivi nelle zone colpite dal terremoto: le dieci diocesi, tutte le parrocchie, le zone anche più lontane e interne le conosciamo bene e c’è un legame – una rete – molto fitto, molto capillare. L’attenzione è quella di non dimenticare nessuno; non concentrarsi solo su Port-au-Prince, sulle grandi città, ma dedicarsi ai villaggi più sfavoriti, più dimenticati”.
In Italia, continua Beccegato è già arrivato un primo piano di intervento immediato per i vari bisogni emersi.
“Tra le priorità − continua ancora il vice direttore di Caritas Italia − c’è sicuramente la parte sanitaria che va tenuta sotto stretta osservazione e, negli anni, lo abbiamo fatto molte volte, soprattutto dopo il colera del 2011-2012. Altra priorità è quella di ripristinare i tetti, perché senza il tetto tutto si deperisce. Quindi abbiamo già un elenco di stalle, magazzini, ma anche proprio dei centri comunitari dove si facevano le varie attività: gran parte di questi sono con il tetto danneggiato o addirittura direttamente scoperchiato”.